domenica 1 luglio 2018

Ponte Nuovo o Ponte Bianco o Ponte Ferroviario


In primo piano il ponte Verde, vicino al mare il ponte Nuovo o Bianco, dove sta transitando un carro trainato da un cavallo, sulle destra il magazzino N°1 del porto vecchio.
Foto collezione Antonio Paladini.

Ponte Nuovo o ponte Bianco o ponte Ferroviario
Nel 1909 le rive furono ulteriormente allargate, di conseguenza il canale si allungò di una trentina di metri e ci fu la necessità di costruire ancora un ponte girevole, aperto al traffico il 17 ottobre dello stesso anno. La sua apertura e la chiusura si ottenevano con un dispositivo elettrico contenuto in una piccola casetta posta all'inizio del canale, mentre il binario della ferrovia che collegava il Porto vecchio con il Porto nuovo venne trasferito dal ponte Verde su questo nuovo manufatto.
Una curiosità è che nei carteggi che intercorrono fra le ditte e il Governo Marittimo il ponte viene definito "ponte Nuovo", ma fu chiamato dagli irredentisti "ponte Bianco", nonostante il suo colore grigio, per evidenziare l'effetto del tricolore derivato dai nomi dei tre ponti: bianco, verde e rosso.


Dopo questa nuova sistemazione delle rive venero dettate le disposizioni per regolare il traffico sui due ponti: "...sul ponte Nuovo dovranno transitare 1) carri vuoti o carichi pel trasporto di merci e gli automobili d'ogni specie 2) omnibus degli hotels e di qualsiasi altra specie 3) carri della posta 4) carri mortuari 5) rulli a vapore. - Sul ponte verde transiteranno i seguenti veicoli, ai quali resta però l'accesso anche al ponte nuovo esterno: 1) vetture private e di piazza pel trasporto di persone in generale 2) bicicli e motocicli che dovranno però essere condotti a mano 3) carri di salvataggio 4) carri ed automobili dei vigili 5) tricicli che trasportano giornali, mercerie ecc. 6) veicoli al servizio per la pubblica nettezza. I pedoni possono transitare a piacimento su tutti e due i ponti. Sul ponte nuovo esterno si dovranno affiggere delle tabelle simili a quelle già esistenti presso il ponte verde con l'avvertimento "tenersi a destra"...".



Sotto al nuovo ponte ferroviario si vedono la rotaia e i meccanismi che ne consentono l'apertura.
Foto collezione Antonio Paladini.

L'ingrandimento della zona permette di individuare la successione dei ponti sul Canal Grande.
Particolare della pianta topografica della città di Trieste del 1912 di Michele Pozzetto.

Il ponte Nuovo, a destra il porto vecchio intitolato al re Vittorio Emanuele, il molo quarto e il magazzino numero 1, dove nel 1931 sarebbero iniziati i lavori per la costruzione dell’idroscalo.


La piccola costruzione che si vede a destra della foto conteneva il dispositivo elettrico che permetteva l'apertura del ponte, al centro dell'immagine il palazzo Aedes concluso nel 1928 e sotto al ponte due ragazzini intenti a pescare con una rudimentale fiocina.
Foto di Carlo Wernigg, collezione Sergio Sergas.

Porto di Sant'Andrea (negli anni '30 sarà intitolato a Emanuele Filiberto Duca d'Aosta)
Nel Porto di Sant'Andrea, dopo gli anni '20, ci furono nuovi interventi di ampliamento e potenziamento con infrastrutture razionali e nuove attrezzature che permisero anche alle navi di grosso tonnellaggio di scaricare le loro merci direttamente nei nuovi magazzini, di conseguenza cessò il gran movimento lungo il Canal Grande e la vitalità data dal vociare dei marinai e dai colori delle vele, continuarono comunque ad arrivare i bragozzi con i loro carichi di angurie e le barche dei pescatori, ma i ponti girevoli vennero aperti sempre più raramente.

L'unificazione dei due ponti
Nel 1950 i ponti Bianco e Verde erano usurati dal tempo, venne prevista la loro rimozione e la realizzazione di un unico ponte fisso in cemento armato, ritenuto più solido e funzionale.
Con l'inizio dei lavori cominciarono le polemiche, un tale cambiamento lungo le rive non era stato visto favorevolmente. Il progetto del Genio Civile prevedeva un ponte fisso della larghezza di 26 metri, più una struttura provvisoria per la linea ferroviaria, ma venne successivamente modificato in un ponte da 32 metri che includeva la linea ferroviaria e poteva dar piena continuità all'asse viario, con il vantaggio di uno scorrimento più veloce del traffico. (Giornale di Trieste 20/07/1950)
Queste soluzioni crearono malcontento e molte proteste da parte dei cittadini appoggiati dei soci del Rotary e dalla Soprintendenza, vennero organizzate delle conferenze stampa alla società Minerva, i cui soci ritenevano che il progetto prevedesse un ponte esteticamente modesto e di una larghezza esagerata e che vedevano nel ponte fisso la fine del canale, temendo persino un suo possibile interramento. Si arrivò a ottobre quando, per contrastare il ponte stradale del Genio Civile, vennero proposti diversi progetti fra i quali la realizzazione di un agevole ponte girevole, di maggiore larghezza rispetto ai precedenti, che potesse restituire dignità e utilità al canale, il quale rimaneva anche un ottimo riparo dalla bora per l'ormeggio delle barche dei pescatori e da diporto. (Giornale di Trieste 17/10/1950)


1950 ultima corsa del tram lungo il ponte Verde, sono in atto i lavori per la demolizione dei ponti, a destra in alto l'ingresso dell'Idroscalo, in primo piano parte della passerella pedonale in legno.
Foto di Marion Wulz.

19 settembre 1951- I passanti si soffermano sulla passerella in legno a guardare con curiosità i lavori per la costruzione del ponte in cemento armato che andrà a sostituire il ponte Verde e il ponte Bianco ormai demoliti, nel canale le armature che sorreggeranno la nuova arcata.
Foto di Antonio Ciana.

La passerella in legno per il passaggio dei pedoni durante i lavori per la costruzione del nuovo ponte in cemento armato.
Foto di Umberto Vittori dalla mostra del Circolo fotografico triestino.

Il ponte Bailey fra le vie Trento e Cassa di Risparmio, costruito dagli alleati per il transito dei mezzi pesanti durante i lavori che hanno reso impraticabili le rive. Maggio 1950.

Durante il periodo dei lavori, accanto al ponte Verde venne montato un ponte provvisorio in legno riservato al passaggio dei pedoni, inoltre le forze militari alleate, che in quegli anni governavano Trieste, allo scopo di decongestionare il traffico attirato dalle demolizioni, dopo aver fatto domanda alle autorità cittadine, collegarono le vie Trento e Cassa di Risparmio con un ponte Bailey dedicato al transito dei mezzi militari pesanti. Nello stesso posto, da fine aprile a giugno 2008, sarà allestita dal Genio Pontieri di Piacenza una struttura simile, benché abbellita con fiori e un tappeto verde, definitiva invece la passerella pedonale denominata "Passaggio Joyce" e più nota con il nome di "Ponte Curto", inaugurata il 23 marzo 2013.


...ritorniamo allo smantellamento dei ponti
Fu necessario un lungo lavoro per smantellare le varie parti dei ponti e risistemare le rotaie della ferrovia nella nuova sede accanto alle rive, costruire il doppio binario tranviario e raccordare i diversi piani del tratto stradale. Il ponte Verde venne rimosso nel mese di maggio del 1950 e non andò, come molti credono, a finire a Ossero (la leggenda del ponte di Ossero), ma con l'aiuto dei mezzi di sollevamento e trasporto del CRDA (Cantieri riuniti dell'Adriatico) e delle forze armate americane e sotto lo sguardo di un folto pubblico, venne portato al deposito-museo di San Vito di Diego de Henriquez. Purtroppo la disastrosa situazione economica e i debiti obbligarono il collezionista a venderne già alla fine del gennaio 1952 le ringhiere e una trave a doppio T, ricevendo in compenso una discreta somma. Il ponte Bianco sarà demolito alla fine del '52, in quanto venne mantenuto in funzione più a lungo possibile per non interrompere il collegamento della linea ferroviaria, anche questo assieme alla casetta che conteneva il dispositivo elettrico per la sua apertura, la quale venne sollevata senza smontarla e collocata su un carrello usato per il trasporto stradale dei vagoni ferroviari, vennero posti nel medesimo luogo. Disgraziatamente, sempre per problemi economici, in futuro de Henriquez sarà costretto a vendere anche questo ponte.

 La costruzione procedeva a rilento, anche per il parere contrario espresso da tanti esponenti della cultura cittadina, ma continuava "implacabile" mantenendo la scelta dell'ampio ponte fisso. Forse grazie all'interessamento e alle proteste dell'opinione pubblica, alla quali si unì il Consiglio Superiore delle Antichità e delle Belle arti di Roma il canale non venne chiuso, ma dopo questa modifica, a causa dell'arcata molto bassa, ebbero la possibilità di entrare nel canale, attendendo la bassa marea, soltanto le piccole imbarcazioni.
All'inizio del canale, a ridosso del ponte, venne realizzato un piccolo squero per la messa a secco e la manutenzione delle piccole imbarcazioni.


Riva Tre Novembre dopo l'unificazione dei ponti Verde e Bianco in un unico largo ponte in cemento armato, in sostituzione del selciato ora il manto stradale è costituito da asfalto.

Il ponte in cemento in una foto degli anni '70, come lo vediamo ancora oggi con il piccolo squero un tempo usato per la manutenzione delle piccole imbarcazioni.
Foto collezione Sergio Sergas.

Testi consultati:
Il Porto franco di Trieste - Una storia europea di liberi commerci a cura di Guido Botteri
Borgo Teresiano di F. Zubini
Trieste nelle sue fotografie 1951-1960 di Antonio Ciana
Trieste il Borgo Teresiano di Dario Pagnanelli
Il Porto di Trieste dal '700 in poi di Marina Alga
La Civica Collezione "Diego de Henriquez" di Trieste di Antonella Furlan

Cronaca di una vita - Diego De Henriquez a cura di A. Furlan e A. Sema
Governo Marittimo 1909 - Archivio di Stato di Trieste

Giornale di Trieste 20/07/1950
Giornale di Trieste 17/10/1950
Giornale di Trieste 20/10/1950

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