L'ultima giunta Dipiazza [5] nel 2011 vendette alla curia, per 325.000 euro, la chiesetta di via San Sebastiano n°3, con la clausola per cui il denaro incassato dal comune avrebbe dovuto essere utilizzato per restaurare altre chiese.
RistrutturazioneNel 2015 l'edificio nascosto dalle recinzioni del cantiere fa pensare che siano iniziati i lavori di ristrutturazione ma, il 18 maggio dello stesso anno, don Pier Emilio Salvadè, vicario generale ed economo della Diocesi, dichiara che per ora sono stati commissionati solo lavori di pulizia e di messa in sicurezza, per il restauro e la consacrazione della chiesa si dovrà aspettare l'esito di una richiesta di finanziamento fatta al comune e la generosità dei fedeli.
I tempi previsti per il restauro non sono stati rispettati, hanno inciso le interruzioni dovute alla mancanza di fondi e, nel maggio del 2016, la sospensione degli scavi dovuta al rinvenimento di alcuni segni che denotano la presenza di edifici del periodo medioevale, [sono stati individuati setti murari, strutture articolate in vani quadrangolari e diversi livelli pavimentali in lastre o scaglie di arenaria, anche ceramica relativa al XIII - XVI secolo e frammenti di vetro].
Pare che la ricerca sia stata archiviata, dei ritrovamenti non si hanno altre notizie e vengono riprese le opere di restauro degli edifici.
Si arriva alla fine del giugno 2018, al pianterreno viene inaugurato uno spazio commerciale affittato alla catena "Tulipano", un negozio con un assortimento di prodotti per l’igiene personale, profumi e detersivi, con l'obiettivo di utilizzare gli introiti derivati dal canone quale contributo per il prosieguo dei lavori, perché anche se su via San Sebastiano spiccano le eleganti facciate rinnovate, internamente i lavori devono proseguire.
Alla fine dello stesso anno viene comunicata dal Vescovo Monsignor Giampaolo Crepaldi l'intenzione di dedicare il primo piano dell'edificio a una cappella, nella quale sarà valorizzato e disposto in modo che diventi oggetto di pubblica devozione il quadro della
Vergine Addolorata, opera ottocentesca di modeste dimensioni (62 x 75 cm) realizzata da
Luis Ferrant y Llausás (Barcellona 1806 - Madrid 1868) davanti alla quale il 30 aprile 1945 il Vescovo Santin si raccolse in preghiera e fece un voto prima di salire al Castello per trattare con il comando nazista [6] e fino a quel momento custodita nel palazzo vescovile.
|
Particolare della pala realizzata dal pittore Oleg Supereco con la tela della Vergine Addolorata |
Il progetto viene assegnato al pittore russo
Oleg Supereco con la proposta di una particolare pala d'altare dalle misure indicative di 220 per 300 cm, nella quale l'artista prevede di rappresentare, a olio su tela, i santi martiri della città (Giusto, Sergio, Servolo, Eufemia e Tecla), che sorreggono il dipinto della Vergine Addolorata, che sarebbe quindi integrato nella pala stessa. Per la realizzazione di quest'opera la Diocesi ha chiesto un contributo al Comune, dopo qualche incertezza e lunghe discussioni il 10 dicembre del 2018 il Consiglio Comunale ha deliberato [7] la concessione di un contributo straordinario di 28 mila euro al fine di valorizzare il palazzo e la chiesa, di ottemperare a quanto disposto nell'atto di donazione dell'immobile dalla contessa Margherita Nugent Laval e arricchire il patrimonio culturale della città.
|
Nella pala del pittore Oleg Supereco, posta alle spalle dell'altare, vengono rappresentati i Santi Giusto, Servolo, Eufemia, Tecla con in mano la palma e inginocchiato San Sergio con l'alabarda, raccolti accanto al dipinto della Vergine Addolorata. |
Dopo tanti anni di cantiere, un cambiamento alla direzione dei lavori che in fase finale vede incaricato l'architetto Eugenio Meli e spese che hanno superato le previsioni, nella primavera del 2020 viene aperta una struttura ricettiva all'interno dell'immobile, con ingresso nell'androna dei Coppa, che finora ha sofferto per le restrizioni dovute al Covid19.
Restituzione dell'edificio al culto
Nel febbraio 2021 la cappella, che è stata realizzata con il contributo di imprese, donazioni private, l'8 x 1000, completata dagli arredi e dalle tele del pittore moscovita Oleg Supereco, viene presentata dal Vescovo Monsignor Giampaolo Crepaldi in un servizio televisivo, dove con grande intensità illustra le opere, facendo trasparire l'emozione di veder realizzata la cappella dedicata alla "Madre della Riconciliazione" da lui fortemente voluta, e spiega i motivi che lo hanno portato a scegliere questo nome: Trieste, città martoriata che ricorda gli orrori delle barbarie subite nella Risiera di San Sabba e nella Foiba di Basovizza, ora può ritrovare un nuovo impulso sulla strada già intrapresa della speranza, della pace e della riconciliazione grazie all’intercessione di Maria.
|
La benedizione e la prima messa celebrata Mons. Giampaolo Crepaldi il 19 marzo 2001 Foto di Luca Tedeschi per la Diocesi di Trieste |
La prima messa privata è stata celebrata da Mons. Giampaolo Crepaldi il giorno della ricorrenza di San Giuseppe, data del ventennale della sua Ordinazione episcopale avvenuta il 19 marzo 2001, a questa avrebbe dovuto seguire l'inaugurazione ufficiale della Cappella il 25 marzo, giorno dell'Annunciazione, ma non è stato possibile causa il difficile momento dovuto alla pandemia da Covid 19 e alle conseguenti restrizioni.
|
L'ex chiesa dedicata ai Santi Sebastiano e Rocco dopo il restauro che ha coinvolto anche la canonica. |
|
L'edificio ormai ristrutturato con al pianterreno il punto vendita della catena Tulipano, inaugurato nel giugno del 2018, come si vede nelle foto precedenti, gli ambienti a livello della strada da tempo erano dedicati ad attività commerciali, come la succursale della tintoria e pulitura a secco Pietro Antonio Braida e il negozio di casalinghi "Cesca". |
Descrizione della Cappella Madre della Riconciliazione.
Si accede alla cappella dalla via San Rocco attraverso un portone in legno scuro con specchiature e forme geometriche che ricordano la croce, appena salita la prima rampa di scale mi trovo di fronte al "Battesimo di Gesù" di O. Supereco, dalla prima opera comprendo l'originalità dell'artista, Gesù, che occupa l'asse mediano del quadro, viene ripreso di spalle, dietro un energico Giovanni Battista.
|
"Il Battesimo di Gesù" di O. Supereco Foto di proprietà della Diocesi di Trieste |
Oltrepassata la porta trovo un ambiente accogliente e armonioso che trasmette una sensazione di pace e calore, il pavimento in marmo chiaro e le pareti bianche contrastano piacevolmente con il legno scuro degli arredi sacri: l'altare, il tabernacolo, l'ambone, le sedute, i banchi [8], un organo di piccole dimensioni realizzato dalla rinomata ditta Zanin (Codroipo Ud) e un'antica croce astile in lamina d'oro e d'argento con i simboli dei quattro evangelisti circondati da un'elaborata lavorazione a sbalzo.
Nella parte alta del vano risulta visibile quanto è stato conservato del cornicione, con parte dei capitelli dell'antica chiesa.
Le finestre, impreziosite da vetrate colorate[9] con i toni caldi dell'ocra gialla, fanno trasparire una luce morbida, quella rivolta verso via Pozzo del Mare riporta l'immagine sacra di Gesù su vetro sabbiato, dietro a questa verrà posta una luce sempre accesa che renderà l'edificio sacro riconoscibile anche da piazza Unità.
|
Recto e verso dell'antica croce astile |
Lo spazio liturgico è decorato da tele dipinte a olio che narrano episodi della vita di Gesù realizzate da Oleg Supereko [traslitterazione dal cirillico], che qui si firma Supereco non volendo utilizzare in Italia lettere non proprie del nostro alfabeto, un artista moscovita di fama internazionale, autore di numerose opere d'arte sacra, tra le quali il ciclo di affreschi presso la Cattedrale di Noto in Sicilia.
|
Il pittore nel suo studio mentre realizza la tela della "Natività", sul cavalletto il bozzetto dell'opera. Foto tratta dal sito di Oleg Supereco |
L' Atelier del pittore (che si trova a Casale del Sile in provincia di Treviso) è un luogo di ispirazione e creazione, che per la sua notevole produzione appare ingombro di tele, pennelli, diluenti, colori e altri strumenti del mestiere; le varie fasi di realizzazione del suo lavoro vengono rivelate dai numerosi schizzi, abbozzi e bozzetti definiti con precisione per le opere di grandi dimensioni, dettagli che ancora una volta dimostrano la professionalità, unita a dedizione e passione di questo artista.
Nella pittura usa la forza comunicativa del linguaggio figurativo, predilige i temi religiosi, ma la sua produzione comprende anche ritratti e paesaggi. Le opere hanno per protagonista il corpo umano, definito con notevole perizia anatomica e un'evidenza plastica.
Sulla parete di fondo della cappella, ai lati della porta a vetri, due tondi rappresentano "l'Annunciazione", uno racchiude l'Arcangelo Gabriele, dipinto con toni tendenti all'oro, che si rivolge a Maria, ritratta nell'altra opera, merita soffermarsi a osservare il grande valore comunicativo della gestualità delle mani.
|
San Rocco con i simboli iconografici: il bastone rappresenta il faticoso cammino, il mantello per proteggersi dalle intemperie e il cane che lo sfamò portandogli il pane quando contrasse il morbo della peste. |
|
San Sebastiano coperto da un panneggio con la freccia che sta penetrando il corpo |
Lungo la parete di sinistra due tele con i Santi Rocco e Sebastiano ricordano la primitiva titolazione della chiesa, rappresentati con grande realismo e un'attenta cura dei particolari, come in tutte le sue opere i panneggi sono resi con maestria attraverso la precisa definizione di luci e ombre nelle pieghe.
Sulla parete alle spalle dell'altare, dove converge lo sguardo dei fedeli, è collocata la pala che vede nella parte centrale la tela della Madonna Addolorata, della quale ho già menzionato il significato storico.
|
Le due tele tele rappresentano la "Via Crucis" Foto di proprietà della Diocesi di Trieste |
Sulla parete destra due grandi tele, separate da una nicchia dove trova posto l'organo, rappresentano le stazioni della Via Crucis in modo inedito, con una successione di scene che rievocano il doloroso percorso di Cristo verso la Sua crocifissione, la drammaticità degli avvenimenti si legge nei volti, nei gesti e nei colori pacati della tela.
Alzando lo sguardo al soffitto si scorge una lunetta con il tema della natività.
|
Foto di proprietà della Diocesi di Trieste |
Al centro una tela circolare di grandi dimensioni rappresenta "la Pentecoste" con la discesa dello Spirito sulla Vergine e gli Apostoli, le figure con il fisico ben tornito e muscoloso disposte a corona con le braccia protese verso l'alto si staccano dallo sfondo monocromo,
Un'altra lunetta riproduce la resurrezione di Gesù, ponendone al centro il corpo risorto nell'atto di protendersi verso il cielo e investito da una potente luce.