giovedì 20 agosto 2020

Lo stabilimento galleggiante "Maria", ovvero il "Bagno Maria"

Litografia intitolata "Stabilimento Balneario Maria" di Alberto Rieger ed. Linassi 1858.


Trieste stava vivendo un momento di grande espansione e grazie alla nuova linea ferroviaria inaugurata il 27 luglio 1857 anche per molti forestieri fu ancora più semplice raggiungere le tanto decantate acque del nostro golfo, per soddisfare le loro esigenze e quelle della borghesia triestina ai bagni galleggianti già attivi si aggiunse il "Bagno Maria", che si preparava a essere il più elegante, accogliente e attrezzato della città.


La costruzione e il varo
Per conoscere l'origine di questo stabilimento è necessario risalire al 1850, quando gli Strudthoff, proprietari della Fabbrica Macchine di Sant'Andrea, per ampliare la loro attività con la costruzione di un cantiere, acquistarono a Muggia un'area abbandonata di proprietà Comunale, nella quale in seguito alle pestilenze del 1631 erano stati costruiti un lazzaretto, un cimitero e una chiesetta dedicata a San Rocco [1]; dopo otto anni di lavori impegnativi e complessi il cantiere San Rocco, diretto dal giovane Edoardo Strudthoff, entrò in funzione.
Pochi mesi prima, con atto notarile del 27 aprile 1857, la Fabbrica Macchine era diventata una società per azioni con il nome di "Stabilimento Tecnico Triestino", la neonata Società e il cantiere vennero inaugurati con un lavoro piuttosto particolare, la costruzione dello stabilimento balneare "Maria", che il 15 maggio 1858, festeggiato da tutti gli operai e accompagnato dalla musica, entrò in acqua con un varo scivolato laterale e trainato successivamente di fronte all'Hotel de la Ville iniziò immediatamente la sua attività.
I cittadini stavano aspettando questo bagno elegante e innovativo con grande curiosità, i giornali da tempo avevano pubblicato stuzzicanti anticipazioni e le aspettative non furono deluse.


Nel disegno è rappresentato il Cantiere, al centro la chiesa edificata nel 1631 in onore di San Rocco, a sinistra i magazzini. L'anonimo artista ha voluto fissare il momento del varo del Bagno Maria avvenuto il 15 maggio 1858.
Tempera a colori conservata al Museo Scaramangà (foto da libro).


Lo stabilimento balneare venne finanziato da una società rappresentata dagli imprenditori Pietro Chiozza e Francesco Carlo Ferrari, disegni e progetti furono eseguiti dall'ing. Lorenzo Furian [2], il sistema di galleggiamento venne realizzato dal costruttore primo tenente del Genio Stolfa, affiancato per le parti tecniche dai fratelli Strudthoff. Si trattava del primo bagno sostenuto da una struttura in ferro, questa era formata da una serie di tubi stagni in metallo a sezione quasi ovoidale sui quali poggiava una piattaforma di circa 158 x 82 piedi (~ 50 per 26 metri). Era stata così ammodernata con nuove tecnologie e materiali l'idea che Domenico Angeli aveva concretizzato con la costruzione del "Soglio di Nettuno", primo bagno galleggiante della città. Le parti metalliche vennero costruite dalla Fabbrica Macchine e, non essendoci ancora un collegamento stradale con San Rocco, furono trasportate al cantiere via mare, dove vennero montati tutti gli elementi, mentre i carpentieri costruivano le elaborate sovrastrutture in legno.


Disegno del bagno Maria di Gustav Lahn per la rivista "Allgemeine Bauzeitung" del 1859, si nota l'elegante facciata, i ponti esterni lungo i fianchi protetti da una leggera ringhiera e le torrette, dalle cui terrazze si godeva lo spettacolo dell'ampio golfo e del Castello di Miramare che sarà completato nel 1860.


La struttura
L'insieme era forte e resistente alle intemperie, ma allo stesso tempo molto elegante e arredato con lusso, una serie di archi conferivano un senso di leggerezza alla facciata, un'ampia scalinata collegava l'approdo a un vestibolo che conduceva poi a un salone con caffetteria, altre sale più piccole erano predisposte per ritrovi conviviali, inoltre lo stabilimento era dotato di un panoramico terrazzo. Le cabine poste lungo i fianchi, comode e ben arredate, erano dotate di vasche protette da una gabbia e munite di un fondo che poteva essere abbassato nel mare a piacere dei bagnanti, accortezza che permetteva di immergersi con sicurezza anche a coloro che non sapevano nuotare, inoltre vi era un bacino chiuso, sempre munito di fondo, riservato alle donne e una vasca, a uso degli uomini, che offriva la possibilità di uscire in mare aperto, in quest'ultima parte si trovavano pure due trampolini, una struttura per gli esercizi ginnici e una doccia a pompa; grazie alla presenza delle due vasche separate questo è stato il primo bagno che permise l'ingresso contemporaneo a uomini e donne, dove quelli fin qui costruiti prevedevano orari di frequentazione differenziati per i due sessi. Le coperture a protezione di sole e pioggia erano realizzate con tavole di legno larghe circa 25 cm, inclinate e parzialmente sovrapposte, ma spaziate verticalmente affinché potesse circolare l'aria, le rimanenti sezioni dello stabilimento erano invece protette da teli, che scendendo lungo i fianchi della struttura facevano da scudo, oltre che dal sole, anche dagli sguardi di passeggeri ed equipaggi delle navi ormeggiate nelle vicinanze.

                        
                                  
La parte finale dello stabilimento con al centro la vasca per gli uomini e l'accesso al mare aperto, sulla piattaforma si vedono i trampolini di diverse altezze e il quadro per gli esercizi ginnici, la linea tratteggiata indica invece la struttura metallica galleggiante. Negli anni lo stabilimento subirà importanti modifiche che lo differenzieranno dal progetto iniziale qui sopra illustrato.


I prezzi degli ingressi variarono con il passare degli anni, ma non venivano riportati dai giornali come accadeva per gli altri bagni, in questi infatti si leggono solo alcune lamentele dei clienti per i rincari; le tariffe in vigore erano evidentemente tenute "elegantemente" nascoste, tanto che i gestori del bagno ricevettero persino un invito dal Governo Marittimo a esporle in modo evidente. Come per altri esercizi di questo genere esistevano abbonamenti di vario tipo e gli ingressi singoli, trascrivo quanto pubblicato nella rivista Allgemeine Bauzeitung del 1859, anno in cui variò il valore del Kreuzer (kr) [3]: "...il costo di un bagno completo di biancheria nella vasca comune è di 32 e 35 kr, rispettivamente per signori e signore, 42 kr per i bagni individuali sempre compresa la biancheria, 1fl e 60 kr. per un bagno di famiglia per quattro persone.".


Nell'elegante locandina del Bagno Maria, datata maggio 1858, viene illustrata in tre lingue la dislocazione delle varie zone dello stabilimento, sono elogiate le qualità del servizio, del personale, dei maestri di nuoto e ginnastica e la modicità dei prezzi.
L'immagine permette di vedere la notevole ampiezza del bagno, la galleria protetta da una ringhiera che corre lungo il fianco e la grande vasca posteriore riservata ai nuotatori esperti - litografia Linassi.






    





Il disegno realizzato da Gustav Lahn per la rivista "Allgemeine Bauzeitung" rappresenta la sezione del bagno in corrispondenza della vasca recintata centrale, è stato illustrato il dispositivo, presente sia nei bagni singoli che in quelli per famiglie, con il quale gli addetti dal corridoio potevano abbassare il fondo delle vasche, si nota la griglia che proteggeva i bagnanti anche da pesci e "bote marine"[4], ma nel contempo consentiva il continuo ricambio dell'acqua. Le forme quasi ovoidali alte 2 m e larghe 1,58 m corrispondono alla struttura metallica cava che permetteva il galleggiamento della piattaforma.


Nella locandina viene elogiata la pulizia dei locali, si legge che i bagnanti avevano a disposizione il personale d'istruzione per il nuoto e la ginnastica e che l'impianto poteva ospitare fino a duecento persone, i prezzi erano modici e la direzione auspicava un grande afflusso di clienti.

Conferma che questo bagno fosse il vanto della città fu il suo inserimento nella guida "Tre giorni a Trieste" del 1858, tralascio la dettagliata descrizione dello stabilimento per riportare altri passi degni d'interesse: "L'acqua del nostro mare è ottima, limpidissima e contiene tutti quei principi che sono utili per quelli che hanno bisogno di prendere i bagni; molto sale marino, varie alghe, idroclorati, e carbonati di calce e di magnesia, come pure del jodio, e tanto più è migliore, in quanto non ha fiumi vicini che vi mescolino le loro acque"..."per cui dopo l'apertura della ferrovia, qui accorrono da ogni parte i forastieri, specialmente dalla Germania, dalla Stiria, dalla Carintia, onde profittare della tanto proficua cura dei bagni di mare, in una posizione amena e centrale, in una plaga bellissima, in uno Stabilimento a niun'altro secondo...".

Effettivamente i bagnanti affluivano in gran numero e con previsioni ottimistiche i proprietari avevano già fatto preparare i progetti con le modifiche necessarie ad aumentare il numero degli spogliatoi e la capacità della vasca centrale, ma piccole migliorie venivano apportate a ogni stagione, sia per preservare il carattere di eccellenza che contraddistingueva lo stabilimento, che per poter presentare delle novità che mantenessero viva la curiosità nei clienti.


Volantini che venivano distribuiti dal personale di servizio per ottenere qualche mancia.
Collezione Iure Barac.


Le due frecce indicano da sinistra il bagno Maria e, appena visibile, il bagno Boscaglia, confusi nelle acque affollate da velieri affiancati da qualche nave a vapore; in primo piano la facciata posteriore del palazzo Kalister, che sarà portato a termine nel 1882; accanto al maestoso palazzo Panfilli, con la copertura del corpo centrale ricurva, concluso nel 1881, ancora qualche magazzino dell'omonimo squero chiuso dal 1850; a destra l'edificio della stazione allora Meridionale, poi Centrale, inaugurata il 19 giugno 1878; ancora in cantiere la piazza della Stazione (dal 1919 piazza della Libertà).


In occasione dell'apertura della quarta stagione estiva venne pubblicata questa inserzione sul giornale "L'Osservatore Triestino" del 19 maggio 1861.
Collezione Iure Barac.
                                              

L'Hotel de la Ville
La frase "nel più bel punto del nostro porto", riportata nell'inserzione pubblicata qui sopra, si riferisce al tratto di mare dinanzi l'Hotel de la Ville, collocazione che ottenuta fin da subito verrà confermata negli anni a venire.
Lo stabilimento comunque non era destinato ai soli clienti dell'albergo e per raggiungerlo venivano utilizzate delle imbarcazioni, munite di tendaletto per proteggere i passeggeri dal sole, ormeggiate in vari punti lungo le rive e con tariffe fissate dalle autorità, questo comunque non evitava il nascere di discussioni.
L'Hotel de la Ville, completato nel 1841, era l'albergo più lussuoso della città, particolarità che lo collega all'argomento trattato nell'articolo era la presenza al pianterreno di un bagno diurno, con nove stanzini dotati di vasche in marmo di Carrara, che offrivano acqua dolce e salata, calda o fredda; l'acqua di mare, con la quale era possibile bagnarsi in tutte le stagioni, veniva pompata dalla radice del molo San Carlo (Audace) e convogliata all'albergo con un complesso sistema di pompaggio e filtraggio. Grazie all'ingresso indipendente in via della Cassa (dal 1919 Via Genova) poteva usufruire del bagno anche chi non era ospite dell'Hotel.


I bagni dell'Hotel de la Ville venivano ampiamente pubblicizzati con inserzioni poste nelle "Guide generali della città di Trieste", in giornali e riviste.
Annuncio pubblicitario tratto da "Il Cittadino" 28 maggio 1872".


I nuovi proprietari
Il 18 aprile 1870 lo stabilimento balneario Maria venne acquisito da una nuova società, il capitale venne frazionato in 400 azioni e le condizioni vennero definite con un statuto, il bagno continuò l'attività senza evidenti cambiamenti, proseguì l'organizzazione di cene e feste serali, sempre accompagnate da musica e occasionalmente concluse con fuochi d'artificio, talvolta piccole orchestrine dilettavano gli ospiti anche nei pomeriggi, la melodia si diffondeva nell'aria e ne godeva la borghesia che passeggiava lungo il molo San Carlo.


Dopo le stampe vediamo la prima immagine fotografica datata 1870 che riprende il Bagno Maria ormeggiato, durante il periodo invernale, al riparo nella darsena della Sacchetta. Sullo sfondo la Lanterna con ai piedi "la Scuola Militare di nuoto" prima denominazione del "Bagno Militare", in primo piano uno del moli dell'ex Lazzaretto San Carlo. 
Foto di E. Seebald tratta dal libro "Triest 1865-1935 - album".


Nell'immagine presentata sopra si vede una struttura galleggiante piuttosto diversa da quella presentata nelle stampe e nel progetto, è formata da due corpi, le torrette panoramiche risultano notevolmente più basse, posteriormente, in sostituzione della parte arrotondata, la vasca riservata agli uomini viene delimitata da una piattaforma lineare sulla quale comunque rimangono i trampolini e il quadro per gli esercizi ginnici. A questo proposito vorrei riportare quanto scritto dal "Dizionario Corografico dell'Italia" del 1871[5], nel capitoletto degli stabilimenti balneari, dopo una precisa descrizione del bagno Maria, conclude scrivendo che la solida struttura metallica non riuscì a resistere a una terribile bufera che la distrusse nell'estate del 1870 e il bagno venne ricostruito in legno di più modeste proporzioni. Non ho trovato altre fonti che confermino questo incidente, ma anche se alcune modifiche possono essere state fatte per soddisfare le esigenze dei clienti e per la necessità di un ampliamento, molti giornali, per motivi diversi, citano i barconi che sostenevano la piattaforma, a conferma che la struttura di galleggiamento metallica era stata sostituita tutta o in parte dai meno tecnologici e più economici barconi, usati anche dagli altri bagni galleggianti.   


 
Nel 1872 l'Hotel de la Ville ospitò i coniugi Burton appena giunti a Trieste e anche successivamente rimase uno dei loro locali prediletti, specie per Isabel Burton che amava frequentare il Bagno Maria, dove poteva vestirsi comodamente con "pantaloni corti, con un busto e cintura di lana blu o alpacca
bianca"
per fare una nuotata in tranquillità grazie alle spesse grate anti squalo che proteggevano le vasche [6].
Prendo spunto da questo fatto per aprire una parentesi e parlare degli squali che popolavano le nostre acque, per la maggior parte erano innocui, ma vi si poteva trovare anche lo squalo bianco (nel 1873 classificato con il nome di carcharodon carcharias), il più temuto predatore, questi, attratti dal grande numero di tonnare che si trovavano da Trieste fino al golfo del Quarnaro, da maggio a settembre erano piuttosto numerosi e oltre ai danni che procuravano alla pesca erano un fonte di preoccupazione per i bagnanti, tanto che l'I.R. Governo Marittimo emise un'ordinanza che stabiliva dei premi per la cattura di questi animali [7] e nel contempo, per tutelare la sicurezza dei nuotatori, aveva disposto l'installazione di reti anti squalo attorno alle vasche dei bagni galleggianti, annualmente verificate da una specifica commissione, infine, quando in prossimità del golfo veniva segnalata la presenza di pesci-cani, definiti popolarmente "il mostro marino", i proprietari erano tenuti a controllare che i bagnanti non uscissero dalle piscine dello stabilimento per delle nuotate in mare aperto.


Nell'immagine possiamo vedere lo stabilimento ancorato davanti all'Hotel de la Ville. Dietro al palazzo Carciotti, ancora in costruzione il palazzo Genel, che fu realizzato fra il 1876 e il 1878, questo ci permette di datare la foto approssimativamente nel 1877, per cui il bagno era in già attività da quasi vent'anni.
Foto collezione Iure Barac.


Una barca si stacca dalla riva per condurre le due dame al Bagno Maria ancorato al largo.
Foto collezione Antonio Paladini.


I "lagni" dei triestini
Così venivano definite le proteste per le cose più diverse che i cittadini manifestavano scrivendo al Podestà o ai vari giornali, una specie di "segnalazioni" ante litteram.
Una lettera a firma del Podestà datata 18 luglio 1864 raccoglie le lamentele di alcuni cittadini che passeggiavano lungo il Molo San Carlo: "...in quanto con offesa del pudore risulta inevitabile la vista dei bagnanti nel loro costume pressoché adamitico...", riferendosi agli ospiti del Bagno Maria alla portata dei loro sguardi. Il Comune trasmise la lettera al al I.R Governo Centrale Marittimo e questi rispose che sarebbe bastato interdire il nuoto dalla parte prospiciente il molo e far chiudere le tende lungo la fiancata del bagno, non essendo possibile allontanare l'impianto galleggiante in quanto era stato ormeggiato poco discosto dal molo per la necessità di avere maggior spazio per le manovre delle navi.

Si leggono proteste, ripetute negli anni, anche riguardo i ragazzini che si tuffano dalle rive e dal molo San Carlo. I controlli erano assidui e agli agenti che sorvegliavano il molo e le rive si aggiunsero i piloti che vigilavano dal mare, in quanto i ragazzini talvolta si avvicinavano al molo con piccole barchette per riuscire a realizzare i sospirati tuffi. Comunque gli organi della I.R. Direzione di Polizia ben sapevano che i "monelli" erano velocissimi e appena passato il controllo si spogliavano e con un balzo erano in acqua, in quanto più volte gli agenti, nei rapporti consegnati a fine giornata, manifestavano l'effettiva impossibilità di impedire "l'inconveniente".

L'abitudine di tuffarsi nudi era piuttosto diffusa e riguardava prevalentemente i tratti di spiaggia liberi e i bagni popolari, ma non solo, con "orrore" di chi si trovava a passeggiare nelle vicinanze. Per questo motivo ad ogni inizio di stagione estiva veniva rinnovata l'ordinanza che indicava i luoghi e l'abbigliamento indicato per i bagni di mare, che così si può sintetizzare:
1) Vietato bagnarsi fuori dai luoghi indicati.
2) Durante il giorno, e cioè dal primo colpo di cannone all'ultimo, i bagnanti devono indossare le mutande o una vestaglia.
3) I contravventori del punto 1 verranno puniti secondo all'art. 338 del codice penale, i trasgressori del punto 2 verranno trattati a norma dell'ordinanza imperiale 20 aprile 1854 - datato 4 giugno 1861 a firma del direttore consigliere del Governo cavaliere Hell. [8]

Ricorrono infine spesso, per uno o l'altro bagno, le proteste di quelli che vengono definiti "vecchi parrucconi", bagnati dagli spruzzi d'acqua sollevati dall'impeto con cui i ragazzi si tuffavano.


Stampa presente nella guida "Tre giorni a Trieste", successivamente acquerellata.
Collezione Iure Barac.


I bagni del golfo 
A ogni stagione l'Ufficio Porto e Sanità stilava l'elenco dei bagni galleggianti presenti nella rada di Trieste, dove venivano registrati i nomi degli stabilimenti, dei loro proprietari e la collocazione; per diversi anni nel golfo si trovarono contemporaneamente al nuovo stabilimento "Maria"il veterano "Soglio di Nettuno" inaugurato nel 1823, il bagno galleggiante Buchler [9] in attività dal 1830 e, all'interno della Sacchetta, fissato alla terraferma ai piedi della Lanterna, "La scuola militare di nuoto", quest'ultimo, destinato ai militari della Marina austriaca, era attivo probabilmente dal 1830 e si configurava come una struttura in legno dotata di passerelle e trampolini di diverse altezze, coperta da teli per riparare i nuotatori dai raggi solari; visto l'interesse dimostrato dai cittadini per le lezioni di nuoto ben presto venne aperto ai "civili", che erano pure attirati dalla possibilità di raggiungerlo senza la necessità di attendere barche o traghetti, caratteristica particolarmente apprezzata nei casi di improvvise fughe dovute al maltempo.
Anche quando iniziarono a sorgere i primi bagni sulla terraferma (a Barcola nel 1886 il bagno Excelsiorche darà il via al turismo balneare e alla trasformazione del borgo, e nel 1890 alla radice del molo Teresiano l'elegante Bagno Fontana) le strutture galleggianti continuarono a essere molto amate dai triestini in quanto poste nel cuore della città e facilmente raggiungibili in pochi minuti, permettendo anche ai commercianti e impiegati di godere del ristoro di un bagno durante la pausa pranzo o alla sera prima di rientrare nelle loro abitazioni. Pare che i bagni galleggianti, anche se condivisero le acque del golfo con i velieri, i piroscafi a vapore che si accostavano alle rive per le operazioni di carico e scarico delle merci, le maone e le chiatte colme di sassi o carbone, il gran movimento di vaporini strabordanti di passeggeri e collettame, potessero comunque offrire un paio d'ore di tranquillità lontani dalle strade polverose della città, in un luogo dove poter respirare l'aria marina e godere la frescura di qualche tuffo.

                                                
In basso i tetti dei palazzi del Tergesteo e della Borsa, indicati dalle frecce, il bagno Maria e più a destra il bagno Buchler vicino al molo del Sale, il quale sarà interrato per la costruzione della Capitaneria del porto e il molo Kluch che sparirà nella costruzione del porto, a protezione delle mareggiate la diga foranea, conclusa nel 1875.
Dettaglio di una foto collezione Sergio Sergas


Bufere estive
Gli stabilimenti galleggianti erano alla mercé dei perturbamenti atmosferici e, nonostante fossero saldamente ancorati ai fanali d'ormeggio, i danneggiamenti dovuti agli improvvisi cambiamenti di tempo, come i violenti "neverini" estivi, erano un concreto pericolo per la struttura e per i bagnanti.
Quella del 1865 fu una stagione sfortunata per il bagno Maria, riporto un trafiletto tratto da "Il Diavoletto" dell'11 luglio: "Bufera improvvisa alle 8, due signore e alcuni fanciulli che si trovavano al bagno vennero salvati da un'imbarcazione dell'I.R. marina di guerra e riportati alla riva", molto spavento per i bagnanti e non troppi danni per il bagno, ma il maltempo continuò, due giorni più tardi scoppiò una nuova bufera estiva e un bastimento pugliese, in attesa di un pilota, ancorato troppo vicino al bagno Maria che aveva salpato l'ancora, probabilmente nel tentativo di allontanarsi, urtò il fianco della struttura con tale violenza da dividere lo stabilimento in due parti, provocando il distaccamento dell'ultima vasca grande; nonostante i gravi danni il bagno riprese l'attività dopo pochi giorni. Da segnalare che il maltempo di quei giorni danneggiò anche il bagno Buchler, il Soglio di Nettuno, alcuni tratti delle rive e affondò una piccola imbarcazione. Infine cito nuovamente l'ipotetica bufera del 1870 che avrebbe distrutto la struttura galleggiante, costringendo i proprietari a riedificarla con materiali e tecnologia differenti.


Particolare di una foto in cui è evidente la struttura del Bagno Maria, ancorata nel mare prospiciente l'Hotel de la Ville, nella parte terminale i due trampolini e il quadro per gli esercizi ginnici.


Il 13 luglio 1904 arrivò a Trieste una flotta della Marina Militare Statunitense che si fermò nel golfo circa due settimane, i marinai ebbero il tempo di visitare la città e frequentare il Bagno Maria, qui sono ripresi, fra altre persone, nella vasca esterna riservata agli uomini. Sullo sfondo ancorate in rada alcune navi statunitensi. Questa potrebbe essere un'importante testimonianza che in quella data lo stabilimento fosse ancora in attività, ma è possibile che nella descrizione riportata sull'immagine sia stato confuso con il bagno Buchler, la cui vasca delimitata da travi in legno aveva una struttura simile.


Il Bagno Maria e l'Associazione Triestina di Ginnastica
Per un certo periodo il Bagno Maria entrò nella storia della sezione nautica della Società Triestina di Ginnastica, sodalizio istituito il 10 novembre 1863 [10]. "L'esercizio a remo" iniziò l'attività sportiva con un lancione denominato "la Ginnastica", che veniva custodito nei magazzini di proprietà del presidente Matteo Dudich siti nell'attuale Porto Vecchio, per esercitarsi con il nuoto gli iscritti ebbero anche la possibilità di usufruire di un abbonamento annuale scontato al bagno Maria e al Soglio di Nettuno. Non era trascorso neppure un anno dalla fondazione quando con un decreto della Luogotenenza la società venne sciolta e solo il 31 gennaio 1868 risorse con il nome di Associazione Triestina di Ginnastica, dopo la pausa forzata l'attività nautica riprese con fatica e difficoltà finanziarie dovute al limitato numero di iscritti, le barche ora venivano affidate al bagno galleggiante di Domenico Angeli il "Soglio di Nettuno" e questa rimase la loro sede fino al 1872, quando la società trovò un'adeguata sistemazione nel Bagno Maria, dove furono costruite delle tettoie adatte a proteggere le barche più leggere e dove la società affittò anche due spogliatoi per gli atleti. Dal 1883 la sezione remiera andò sviluppandosi, aumentarono gli iscritti e vennero acquistate nuove imbarcazione più agili e veloci, iniziarono i successi alle regate, per cui verso la fine del 1886 l'Unione Ginnastica sentendo l'esigenza di avere una sede più confacente acquistò per 1300 f un corpo del bagno Maria, si trattava una piattaforma in legno saldamente assicurata a due barconi, sulla quale, secondo il progetto del direttore ing. Federico Angeli, venne costruita una grande tettoia a quattro navate, di cui le due centrali, più alte erano adibite a deposito di barche e le due laterali a spogliatoi, il costo fu superiore a quanto preventivato e per rientrare nelle spese si deliberò di affittare parte della sede ai circoli nautici l'Esperia e il Glauco. Il galleggiante venne ormeggiato per un anno in Sacchetta vicino al bagno Militare, poi al molo Sartorio.

                                                                   
I prezzi per gli abbonamenti stagionali riservati agli iscritti all'Associazione Triestina di Ginnastica.
Tratto dal quotidiano "Il Cittadino" del 28 maggio 1872.

                                                                                                                                      
Associazione Triestina di Ginnastica - l'equipaggio in posa con le bandiere vinte alla prima regata internazionale di Genova 16 agosto 1875 -
Gli atleti: Antonio d'Elia, Carlo, Edoardo e Giovanni Ghezzo, Vincenzo Romito, Aristodemo e Silvio Sillich, Giacomo Pincherle.
Dall'Archivio Storico della Società Triestina busta 29.2 Sez. Nautica.

                         
Prima sede dell'Unione Ginnastica costruita su una piattaforma galleggiante del bagno Maria su progetto del direttore ing. Federico Angeli, si tratta di grande tettoia a quattro navate, di cui le due centrali, più alte erano adibite a deposito di barche e le due laterali a spogliatoi. In primo piano un faro d'ormeggio.
 

L'incognita della fine del Bagno galleggiante
Anche il Bagno Maria durante il periodo invernale veniva rimorchiato in una zona riparata della Sacchetta e quando necessitava di manutenzione o riparazioni veniva riportato al cantiere muggesano di San Rocco.
Non è rintracciabile il momento in cui il bagno andò in disarmo, nessun libro consultato azzarda una data, simpaticamente A. Seri e S. Degli Ivanissevich riportano che: "morì di vecchiaia corroso dalla salsedine e da quello iodio marino di cui è ricco il nostro mare".
Sicuramente il bagno Maria era ancora attivo nel 1901 citato nell' "Austria, Including Hungary, Transylvania, Dalmatia, and Bosnia: Handbook for Travellers".
Se la didascalia della foto dove vengono ripresi i marinai americani è corretta, significa che pure nel 1904 lo stabilimento era ancora in attività, anche se in verità potrebbe essere stato confuso con il bagno Buchler, poi Nazionale.
Probabilmente non era in funzione nella notte fra il 13 e il 14 giugno 1911, quando una terribile tempesta distrusse il bagno Buchler, danneggiò il bagno alla Diga, le rive e molte imbarcazioni, altrimenti sarebbe stato ripreso in una delle molteplici foto che vennero scattate in quell'occasione.


Dal logo del fotografo riportato nell'originale l'immagine può venir datata dal 1875 e 1885.
Fra le imbarcazioni e file di fari d'ormeggio, il Bagno Maria trovava riparo nelle acque della Sacchetta protetto dal molo Teresiano (oggi Fratelli Bandiera). In basso si può vedere l'ingresso ad arco ribassato, esistente ancora oggi, e i due moli dell'ex lazzaretto San Carlo interrati nel 1905 assieme al tratto di mare prospiciente per la realizzazione la riva Ottaviano Augusto. 
Dettaglio della foto di Giuseppe Wulz.


Da confrontare con la foto sopra il vecchio ingresso dell'ex Lazzaretto di San Carlo, in via Campo Marzio, che oggi risulta piuttosto distante dal mare, da cui è separato dall'ampia riva Ottaviano Augusto.



NOTE
[1] Si tratta della terribile epidemia che si scatenò nel Nord Italia tra il 1630 e il 1631, quella descritta da Manzoni nei "Promessi Sposi", infuriò con particolare virulenza nella città di Milano decimandone la popolazione, si propagò arrivando a Venezia e Capodistria e nel luglio del 1631 il contagio cominciò a mietere vittime anche a Muggia, in quell'anno ci furono 245 morti su i circa 1000 abitanti, cessata l'epidemia venne eretta una chiesa votiva in onore di San Rocco protettore degli appestati. Molti anni dopo tale chiesetta si venne a trovare nel cantiere degli Strudthoff, nel marzo del 1864 per la costruzione di un bacino di carenaggio si rese indispensabile liberare l'area ed Edoardo Strudthoff avviò un trattativa con le autorità comunale ed ecclesiastica per il trasferimento della cappella, il 23 maggio ebbe il benestare da parte del podestà Nicolò Frausin e la chiesetta venne demolita e ricostruita più grande nel sito attuale.

[2] L'architetto e ingegnere Lorenzo Furian, figlio d'un capo-maestro, nacque a Pirano nel 1834. Concluse con lode gli studi all'Accademia di Venezia nel 1854, mentre già collaborava con diversi architetti. G.Righetti nel libro "Cenni storici, biografici e critici degli artisti ed ingegneri di Trieste" ne parla con toni entusiastici ed elogia la precisione e le innovazioni nei progetti di diverse case realizzate nella nostra città. Per citarne alcuni, giovanissimo collaborò al progetto di Villa Bottacin, nell'attuale vicolo dei Roveri 16, con l'architetto Francesco Giordani realizzò casa Caroli in via Mazzini 16, Villa Hutterott, nell'attuale via Ginnastica 5 e dopo il progetto del bagno Maria realizzò un bagno galleggiante analogo e un albergo a Portorose, anche questo illustrato in una stampa di Alberto Rieger, dopo aver perso i propri risparmi in speculazioni sbagliate a soli 40 anni una grave forma di oftalmia lo rese inabile alla sua professione.

[3] Il Kreuzer venne coniato per la prima volta nel Tirolo verso il 1270 e fu così denominato, perché sul verso della moneta recava una doppia croce (in tedesco kreuz). Venne chiamato anche Etschkreuzer o Zwanziger, volgarmente Svanzica, si diffuse nei paesi d'Europa di lingua tedesca, divenendo poi una moneta frazionaria.
Il Kreuzer, detto Creuzer o Carentani o Carantani, fino al 1858 ebbe il valore di 1/60 di fiorino, dopo prese il valore di 1/100 di fiorino. Per cui la rivista "Allgemeine Bauzeitung" edita nel 1859 definisce la moneta "neukreuzer" e riporta il variare delle tariffe dopo la svalutazione.
Nell'Impero austro-ungarico il Fiorino fu in uso dal 1754 al 1892, poi sostituito dalla Corona.

[4] Bota marina - pota marina - polmone marino - potta di mare - pottamarina - nome scientifico: Rhizostoma Pulmo

[5] L'Italia - Dizionario Corografico vol. VIII 1871 edizioni Dott. Francesco Vallardi pag. 657-658

[6] La Trieste di Sir Richard Burton (Itinerari del Comune)

[7] Nell'ultima parte del secolo ci furono molti avvistamenti di squali bianchi, nell'aprile del 1872 il Governo Marittimo emise una notificazione con la quale dispose una ricompensa per la cattura e l'uccisione dei "pesci cani" (sic.) nelle acque dell'impero austro-ungarico, la misura si applicava unicamente a esemplari della specie Carcharodon-rondeletii (nome scientifico per lo squalo bianco coniato nel 1841 da Müller e Henle, mentre la prima classificazione scientifica Squalus carcharias venne data da Carlo Linneo nel 1758, nel 1833 Sir Andrew Smith lo definì con il nome generico di Carcharodon e nel 1873 il nome generico è stato accorpato a quello scientifico dato da Linneo, diventando così quello attuale di Carcharodon carcharias), detto in volgare "Cagnizza", la somma corrisposta era proporzionale alle dimensione delle prede e i premi andavano dai 20 fiorini per esemplari lunghi meno di un metro, salivano a 30 per esemplari lunghi da uno a quattro metri, per arrivare ai 100 fiorini assegnati per la cattura di esemplari di dimensioni maggiori di quattro metri.



[8] "Il Diavoletto" del 7 giugno 1861.

[9] Nel 1830 nello spazio di mare fra il molo del Sale e il molo Klutsch, oggi non più esistenti in seguito alla costruzione del Porto Nuovo, venne inaugurato il "Bagno galleggiante Boscaglia", divenuto dopo circa trent'anni "Bagno Buchler", denominazioni derivate dal cognome dei proprietari, dal 1868 venne gestito dalla signora Maria, vedova di Adolfo Buchler, che gli attribuì il nome di "Galleggiante Nazionale"; nonostante fosse circondato da un cantiere per i lavori portuali e da un gran movimento di piroscafi è comprovato da documenti d'archivio che il bagno galleggiante rimase accanto al superstite molo del Sale fino 1870 e probabilmente qualche anno in più, poi si trasferì nel tratto di mare antistante l'area dove, fra il 1880-83, verrà edificato il palazzo Lloyd Austro-Ungarico. Dal 1904 il bagno verrà rinnovato dal nuovo proprietario, Carlo Kozmann, utilizzando il legname del relitto della fregata francese "Danae", esplosa il 4 settembre 1812 mentre era ormeggiata in prossimità del molo San Carlo (dal 1922 molo Audace). Questo stabilimento fu il più longevo del nostro golfo, concluse la sua attività dopo più di ottant'anni di "servizio" la notte tra il 14 e il 15 giugno del 1911, quando una tempesta lo distrusse completamente. Fu un nubifragio violentissimo che si scatenò su tutta la città fra la mezzanotte e l'una e mezzo, ma i danni maggiori si ebbero lungo le rive, il quotidiano "Il Piccolo" il giorno seguente riportò: "Il mare livido gonfio ruggente s'avventava con furia rabbiosa contro i moli e le rive, spazzandoli con ondate che sorpassavano i sei sette metri", "...coinvolse 104 navi e diverse imbarcazioni, il bagno Nazionale fu il primo a cedere e completamente sfasciato seminava lo specchio d'acqua di tavole, travi botti".

[10] Lo spirito nazionalistico della società ginnica portò l’Associazione Triestina a frequenti problemi con la locale Direzione di Polizia tanto che dal 1863 al 1915 fu sciolta e ricostituita molte volte, dovette cambiare il nome e adeguarsi alle regole dei nuovi statuti, ma lo spirito rimaneva il medesimo.
--Società Triestina di Ginnastica 10 novembre 1863 – 14 ottobre 1864
--Associazione Triestina di Ginnastica 31 gennaio 1868 – 6 giugno 1882
--Unione Ginnastica 6 marzo 1883 – 22 marzo 1901
--Società Ginnastica 5 giugno 1902 – 18 luglio 1904
--Associazione Ginnastica 26 febbraio 1907 – 23 novembre 1909
--Società Ginnastica Triestina 2 gennaio 1910



Bibliografia
Archivio di Stato -Governo Marittimo 11/12 1859-1892 busta 940
La Fabbrica Macchine di Sant'Andrea di Alfieri Seri
Tre giorni a Trieste P. Kandler - S. Formiggini - P. Revoltella - G. Battista Scrinzi 1858
Allgemeine Bauzeitung -Wien - 1859 / Rivista trimestrale austriaca per lavori pubblici / 24th 1859
San Vito di Alfieri Seri e Sergio Degli Ivanissevich
Borgo Giuseppino di Fabio Zubini
Vocabolario del dialetto triestino - Ernesto Kosovitz 1890
"Il Diavoletto" 1858 - 1859 - 1860 - 1861 -1865
Enciclopedia Treccani
Cinquant'anni di Vita Ginnastica a Trieste - 1863-1913 di Mario Presel
L'Hotel de la Ville a Trieste 1841-1955 di Silvio Rutteri
Ocio, col bagno! Vecchi stabilimenti balneari a Trieste di Liliana Bamboschek
La Trieste di Sir Richard Francis Burton - Itinerari del Comune di Trieste
L'Italia - Dizionario Corografico vol. VIII 1871 edizioni Dott. Francesco Vallardi
Triest 1865-1935 : album -- Dieter Winkler 2008.