Dal 1860 il mercoledì delle ceneri, primo giorno di quaresima, dopo aver partecipato al rito della pubblica penitenza, dove il sacerdote con i paramenti viola spargeva sul capo dei fedeli le ceneri ottenute bruciando i rami d’ulivo benedetti la domenica delle Palme dell’anno precedente e gli altari e i banchi venivano ornati con le viole scure che diffondevano il loro profumo in tutta la chiesa, si apriva una momento di laica mondanità.
Lungo il passeggio di Sant'Andrea si svolgeva una sfilata aristocratica post-carnevalesca, senza maschere e senza schiamazzi, che veniva detto "El corso delle viole" per la grande profusione di questi fiori dal colore simbolico, nelle acconciature delle dame, nelle decorazioni delle vetture e in ogni dove.
Consisteva in una cavalcata di signori in tuba e di eleganti amazzoni, seguiti da carrozze equipaggiate con gran lusso e tirate da superbi cavalli di razza, nelle quali sedeva il fior fiore della città. Le vetture erano tutte scoperte, perché era pure un'occasione di sfoggio di belle toilette, di ampi mantelli, ricchi scialli e cappelli piumati. Le carrozze più ampie erano i landau che potevano ospitare quattro persone nei due sedili vis à vis, perchè questa era anche una competizione fra chi possedeva il veicolo più elegante e la tappezzeria più lussuosa. La sfilata dava un ultimo saluto al carnevale procedendo, accompagnata dalla musica di una banda, fra due ali di pubblico stupito e curioso.
Nei primi anni del secolo, quando tutta Sant'Andrea fu trasformata in un cantiere per la costruzione del nuovo porto e della nuova stazione ferroviaria, il corso si spostò alla più accogliente riviera di Barcola, dove fiorì ancora per tre o quattro anni, poi via via andò scemando l'interesse per questa manifestazione.
Con la fine del secolo l'interesse per il carnevale andò declinando, fino a cessare nel periodo del primo conflitto mondiale.
I triestini si dispongono lungo la riviera di Barcola a guardare le carrozze che sfilano guidate da distinti cocchieri. |
Fonti:
"Vecchia Trieste" granellini di sabbia Lorenzo Lorenzutti
"Trieste che passa" Adolfo Leghissa
"Trieste-Spunti dal suo passato" Silvio Rutteri
"San Vito" Alfieri Seri - Sergio Degli Ivanissevich