lunedì 19 settembre 2016

La statua di Francesco Giuseppe al Palazzo delle Poste di Trieste


Il salone delle Poste centrali triestine, dove, sulla balconata del primo piano, giganteggiava la statua di Francesco Giuseppe.



Francobollo, uscito il 3 novembre 2008, per la serie che Vienna dedicò alla vecchia Austria.


Nel 1898, per celebrare il cinquantenario del regno dell'imperatore Francesco Giuseppe I, la luogotenenza propose di erigere una statua in onore del sovrano da sistemare in una piazza pubblica. La piazza delle Poste (oggi piazza Vittorio Veneto) poteva essere la sede ideale, in quanto nel 1897 era stato tolto il fontanone e davanti al Palazzo delle Poste (inaugurato nel 1894) e si era creato un grande spazio da riconfigurare. Venne così realizzata una statua alta ben due metri e quaranta, in pregiato marmo di Laas (Lasa in italiano), proveniente dalle cave della Val Venosta, ad opera dello scultore Johannes Benk (27.07.1844 - 12.03.1914 Vienna). Nella maestosa statua l'Imperatore venne rappresentato austero e solenne, Francesco Giuseppe posò due volte e affinché ogni dettaglio fosse curato e preciso fece recapitare all'artista i capi di vestiario con cui  desiderava essere rappresentato.  

Si dice che gli irredentisti con tempestività avessero fatto realizzare dallo scultore Franz Schranz la "Fontana dei Tritoni", per evitare che lo spazio venisse occupato dalla statua.
Riporto qui alcuni dettagli in più su quanto accaduto: negli archivi si trova documentazione che già il 6 febbraio 1896 il Comune avesse bandito un concorso per una fontana decorativa da sistemare al centro della piazza fra due giardini, conferma di questo si può avere dagli articoli del "Il Piccolo" del 29 settembre 1896 e dell"Adria" del 31 maggio e 30 settembre 1896, dove vengono riportate le critiche e l'insoddisfazione della commissione per i bozzetti della fontana presentati al concorso. A questo punto il Comune contatta lo scultore altoatesino Franz Schranz, indicandogli di apportare delle modifiche al bozzetto già presentato e di allegare un nuovo preventivo, pretendendo inoltre che l'opera fosse collocata nella piazza non più tardi del 31 maggio 1898. Probabilmente il sollecito era proprio finalizzato ad occupare lo spazio della piazza per primi. Resta il fatto che la statua finì al Palazzo delle Poste e per di più in una posizione abbastanza sfavorevole: sulla balaustra di pietra del primo piano, alle spalle di chi saliva il primo scalone in marmo che permette di accedere al maestoso atrio; veniva comunque apprezzato a pieno quando si lasciava l'edificio.
La statua venne distrutta negli ultimi mesi del 1918, assieme a molti dei busti e ritratti imperiali, le aquile bicipiti e altri segni della dominazione asburgica presenti in città.




Foto realizzata da Giuseppe Furlani nel 1918, probabilmente nell'ultimo giorno di vita del monumento, è inserita nell'album "Trieste Redenta 1918-19". Le scritte a matita sono fatte di pugno dal fotografo: titolata "Il Ceco Beppe della Posta", segue "Sic transit gloria mundi !", più sotto "Il giorno 2 novembre 1918 quando la città rimase in mano degli irredentisti un funzionario triestino addetto alle I.R.Poste gettò, in segno di disprezzo e di liberazione, la divisa a coprire il monumento di Francesco  Giuseppe nell'atrio della Posta principale di Trieste"
La foto fa parte del lascito Fonda - Savio pubblicata su concessione dell'Università degli studi di Trieste - sma TS

Kaiser Francesco Giuseppe, busto in ceramica di 65 cm, realizzato da Joannes Benk nel 1890. Foto tratta da artenet.com

Non essendoci pervenute immagini più definite di quest'opera, voglio proporre un busto in ceramica di Francesco Giuseppe, realizzato dallo stesso artista pochi anni prima in Germania, che potrebbe assomigliare alla statua della quale vediamo poco più di una sagoma. Si può immaginare avesse la stessa ricchezza e cura dei particolari che ci permette di apprezzare il realismo del tessuto morbido e raffinato.

L'interno delle poste nel periodo dell'impero.
L'atrio del palazzo oggi.




Le foto dove non diversamente indicato, fanno parte della collezione personale e di Antonio Paladini

Testi consultati:
"Museo Postale e Telegrafico della Mitteleuropa" a cura di E.Clari e B.Crevato-Selvaggi
"Fontane a Trieste" F. De Vecchi - L.Resciniti - M. Vidulli Torlo
"Borgo Franceschino" Fabio Zubini

Il Busto di Vittorio Emanuele III al Palazzo delle Poste di Trieste


Dipendenti delle Poste posano nell'atrio del palazzo, alle spalle il busto di Vittorio Emanuele.

In questa foto si vedono le tre nicchie senza i dipinti, inoltre si può notare l'interruzione della balaustra in corrispondenza del monumento e lo spostamento del pilastrino che ne diventa l'elemento terminale.

Il Palazzo delle Poste e Telegrafi venne costruito per volere dell'Impero Asburgico che, con l'aumentare dei traffici portuali, vedeva la necessità di un nuovo ufficio postale. Il progetto fu affidato all'architetto austriaco Friedrich Setz e venne inaugurato nel 1894.

Dopo che nel 1918, alla caduta dell'impero, la statua dell'imperatore Francesco Giuseppe fu infranta; 
nel il 1924, al lato opposto dell'atrio, salendo il maestoso scalone in pietra che conduce al primo piano, in corrispondenza alla nicchia centrale, venne posto su un'alta base di marmo il busto bronzeo del re Vittorio Emanuele III, opera dello scultore Fortunato Longo. Per creare un'armonia di linee la balaustra in marmo venne interrotta nel punto d'inserimento del monumento e vennero spostati i due pilastrini per portarli a chiusura della balconata.
La raffigurazione del re rimase in quella collocazione fino al 1943, in seguito la balaustra venne ricostruita, ma restarono i due pilastri a disturbare lo spazio davanti alla nicchia centrale. 
Nella foto si vede la parete con gli spazi lasciati vuoti dai tre dipinti a olio inseriti nelle nicchie, che rappresentavano delle figure femminili simboleggianti: "l'Allegoria del Telegrafo", "l'Allegoria dell' Austria" e "l'Allegoria della Posta".



Foto tratta dal catalogo del Civico Museo del Risorgimento ed Rotary Club Trieste

Foto tratta dal sito http://museodelrisorgimentotrieste.it/

Nel 1972 il busto fu donato dall'Unione Monarchica Italiana al Museo del Risorgimento, dove oggi si può ancora vedere.

Le foto dove non diversamente indicato, fanno parte della collezione personale.


Testi consultati:
"Museo Postale e Telegrafico della Mitteleuropa" a cura di Elena Clari e Bruno Crevato-Selvaggi
"Il Civico Museo del Risorgimento e il Sacrario di Oberdan a Trieste" L.Ruaro Loseri B.M.Favetta







Le Allegorie del Palazzo Postale di Trieste


La parete di fondo del vestibolo come si presentava un tempo con le tele che rappresentano le tre allegorie, in basso al centro la targa commemorativa di P. Tommasin, in alto le bifore con simboli e fregi.

Un tempo, entrando nel vasto atrio del palazzo della Posta, si poteva trovare da un lato la grande statua di Francesco Giuseppe, mentre sulla parete che ci troviamo di fronte salendo lo scalone di marmo le tre tele ad olio, dipinte dal pittore boemo Franz Lefler (1). Queste erano illuminate dalla luce che proveniva dalla copertura a vetri, creando una atmosfera suggestiva con il variare dei colori a seconda della posizione del sole. Nella nicchia di sinistra era collocata "l'Allegoria del Telegrafo", in quella di destra "l'Allegoria della Posta" e al centro, in una nicchia delimitata da due lesene e decorata con motivi a nastri e ghirlande, "l'Allegoria dell'Austria".


La tela dell'allegoria della Posta misura cm 420 x 240. Oggi, dopo il restauro del 1994, si può osservare nella nicchia centrale della parete in fondo al vestibolo, con la figura femminile circondata da colombe e putti nell'atto di consegnare le lettere.
L'impostazione delle prime due opere doveva essere abbastanza simile: una figura femminile centrale, coperta di veli leggeri e fluttuanti, circondata da putti e con molto spazio libero ai bordi della composizione. Tutti e tre i quadri, di derivazione accademica, si distinguono per la stesura tonale del colore, le delicate sfumature che suggeriscono i volumi, l’attento studio del disegno e la cura dei particolari. Essendo l'unica opera che possiamo ammirare ancora oggi si può descrivere in modo più preciso la Posta, rappresenta da una figura femminile che regge nella mano sinistra un caduceo, simbolo di pace e prosperità, circondata da deliziosi putti che le porgono delle lettere, in alto se ne distingue uno con l'elmo alato di Mercurio, dio del commercio, nella parte bassa del dipinto due pacchi postali e un mappamondo a simboleggiare i collegamenti della città con il mondo ed un ramo d'albero a rappresentare i legami con la terra. "l'Allegoria dell'Austria", rappresentata da una figura femminile coronata, con un abbigliamento ricco, ma austero, seduta su un trono con Nettuno ai suoi piedi nell'atto di renderle omaggio e dei putti che le offrono conchiglie, una metafora abbastanza evidente, che probabilmente nel 1918, fu la causa della sparizione della tela.
Sotto la nicchia centrale c'era una lastra di marmo con un'iscrizione commemorativa in latino e l'anno di inaugurazione del palazzo, scritta dal canonico Pietro Tomasin (1894), anche questa sparita assieme alle pitture.


Mettendo a confronto i due interni si può notare il maestoso scalone in pietra l'allegoria della Posta ora nella nicchia centrale sono sparite le decorazioni nelle bifore e quelle della copertura in vetro

Il Palazzo delle Poste è stato costruito negli anni 1890-1894 su progetto dell'architetto viennese Friedrich Setz (1837-1907), è un edificio di stile eclettico con elementi provenienti dalla corrente austriaca. 
All'interno nello spazioso atrio, ancora oggi possiamo osservare l'atmosfera magica creata dalla luce che proviene dalla copertura trasparente, che un tempo era doppia: una esterna in vetro semplice e una interna in vetro decorato con emblemi postali, aquile imperiali e bordure ornamentali. Le decorazioni andarono perdute quando la copertura venne rifatta dopo il bombardamento del febbraio 1945, in quell'occasione andò distrutto anche il pavimento originale in piastre di vetro circondate da bordure verdi con fregi bianchi, costituito oggi da semplici piastrelle in vetrocemento.

La balaustra prima dell'interruzione creata per inserire il busto di Vittorio Emanuele dava una sensazione di continuità senza i pilastrini di sostegno che disturbassero la visione della tela nella nicchia centrale.

Dirigenti e postini dipendenti della posta centrale posano nell'atrio del palazzo.

Nell'immagine si nota l'assenza della tela centrale.
Foto collezione Museo Postale Telegrafico


Le altre due tele probabilmente sparirono nel 1924, in occasione della posa del busto di Vittorio Emanuele III. Per molti anni la parete rimase senza alcun dipinto, durante la ristrutturazione del palazzo realizzata in occasione del centenario, dopo una lunga e attenta ricerca, Elena Clari, allora direttrice del Museo Postale, nel 1992 individuò la tela dell'Allegoria della Posta nei deposti dei Civici Musei di Storia e Arte, nell'ex Palazzo Morpurgo in via Imbriani. La tela era in un pessimo stato di conservazione, presentava delle lacerazioni e l'ossidazione dei diversi stati di vernice aveva fatto perdere la luminosità dei colori e dopo un accurato restauro realizzato in un laboratorio specializzato di Mira Porte (Venezia), in occasione della celebrazione del centenario del Palazzo, il 28 ottobre 1994, venne posta nella nicchia centrale, dove può essere ammirata ancora oggi.
Sotto, una targa ricorda la data del restauro dell'opera, avvenuto grazie al contributo del Rotary Club.
In alto, sopra il dipinto, in mezzo a un timpano curvo spezzato, un'edicola con un orologio, che richiama quello posto sulla facciata esterna dell'edificio, ai lati due statue appoggiate alla modanatura, che tengono in mano elementi riguardanti i settori delle telecomunicazioni.


Nello stemma centrale sono spariti i simboli imperiali, nell'edicola delimitata da due erme l'orologio può venir comparato con quello posto nell'abbaino della facciata esterna dell'edificio





(1) Franz Lefler nacque nel 1831 a Langenbruck / Dlouhý Most in Boemia e morì nel 1898 a Weißenbach an der Triesting (Austria). Dopo gli studi presso le Accademie di Belle Arti di Vienna e Praga , nel 1858 si stabilì a Vienna. La sua fu una pittura di genere; i soggetti preferiti erano le allegorie i putti ed i ritratti; realizzò affreschi e decorazioni parietali in alberghi ville ed edifici pubblici.

Le foto pubblicate, sono state scattate da me o fanno parte della collezione di Antonio Paladini

Testi consultati:
"Museo Postale e Telegrafico della Mitteleuropa" a cura di E.Clari e B.Crevato-Selvaggi
"Il Palazzo delle Poste di Trieste" di E. Clari a cura del Rotary Club Trieste
"Borgo Franceschino" Fabio Zubini