Già all'inizio dell'800 ragazzini e marinari usavano tuffarsi nelle acque del porto oppure nel Canal Grande rischiando di essere investiti da una delle numerose imbarcazioni, nonostante esistessero norme precise che vietavano la balneazione al di fuori delle zone consentite e severe ammende in caso di trasgressione, come attesta questo avviso che risale al 7 giugno 1809, firmato dal Cavalier Ignazio de Capuano, Preside del Magistrato: “Chiunque verrà trovato a nuotare nudo fra un Lazzaretto e l’altro sarà immancabilmente arrestato e punito, ed in quanto a’ ragazzi, gastigati verranno anche con vergate”.
Furono i bagni galleggianti a risolvere il problema del divieto di balneazione che per motivi di sicurezza e di decoro, come riporta il Magistrato, copriva la zona dal Lazzaretto San Carlo (attuale via Giulio Cesare) al nuovo Lazzaretto Santa Teresa (all'inizio dell'attuale largo a Roiano).
Il valore terapeutico dell'acqua marina era noto già nell'antichità, queste teorie vennero riprese dal medico inglese Richard Russell (1687-1759) che nel 1750 scrisse un trattato sui benefici del mare per il corpo umano e la cura delle malattie, in poco tempo il suo pensiero si diffuse e venne apprezzato in tutta Europa. L'opera, che venne tradotta in italiano nel 1817, esaltava l'uso dell'acqua di mare calda o fredda arrivando a consigliarne l'uso come integratore: "...bisogna bere l’acqua di mare, farcisi il bagno, mangiare tutte le cose che provengono dal mare nelle quali la virtù del mare è concentrata.", come per tutte le novità si arrivò a degli eccessi, ma l'argomento aveva destato interesse e anche altri medici lo svilupparono. Vennero aperte lussuose stazioni balneari in Inghilterra, Francia, Germania e Italia, immerse solitamente in splendidi parchi, offrivano assistenza medica, ma anche ottimi servizi di ristoro.
Convinto dell'efficacia della talassoterapia il dottor Augusto Guastalla (Trieste 1810-1876) dal 1840 scrisse saggi sui bagni marini [1] e sulle terme, magnificando la qualità del mare del nostro golfo che inserì fra i migliori d'Italia, elogiandone le sue acque che rimangono limpide e pure grazie alla profondità e le correnti, sature di sale, ricche di iodio, con un alto numero di varietà di alghe, studiate ed elencate dal noto farmacista-botanico dottor Bartolomeo Biasoletto (1793-1858). Il dottor Guastalla consigliava la cura idroterapica a tutti, invitando a frequentare i bagni galleggianti, cosa che avrebbe portato benefici per diverse malattie infiammatorie e fortificato il sistema immunitario.
Possiamo desumere pure che il modo di dire "andare al bagno" abbia origine proprio dal fatto che un tempo i triestini quando si recavano al mare andavano ai bagni galleggianti e che tale espressione sia rimasta in uso.
Richard Russell (26 novembre 1687 - 1759) in un quadro di Benjamin Wilson, circa 1755.
(c) Brighton and Hove Museums and Art Galleries; The Public Catalogue Foundation.
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Il primo bagno galleggiante
Il primo esercizio di questo genere della città venne ideato e progettato dal ricco commerciante Domenico D'Angeli (padre del futuro podestà Massimiliano), che il 23 aprile 1823 presentò "il disegno, piani e modello per la nuova sua invenzione di Bagni di mare mediante un Edifizio galleggiante", affinché gli venisse riconosciuto il "brevetto" per cinque anni [2]. Allestì la zattera in Sacchetta "in marina in faccia la casa di campagna del Duca di Montfort [anche conosciuta come villa Neker]", in modo che un'apposita commissione la potesse valutare indicando le modifiche necessarie per ottenere la concessione, che arrivò alla terza visita, assieme all'assegnazione del posto "in faccia al quadrato n°XI della città Giuseppina", cioè nel tratto di mare fra il molo Giuseppino (molo Venezia) e il molo Sartorio.
La prima zona assegnata al Soglio Di Nettuno fu il tratto di mare antistante al quadrato N°XI (cerchiato in rosso) del borgo Giuseppino. Dettaglio di una mappa del 1821. |
Il 24 maggio 1823, presenti le autorità, i cittadini e i forestieri giunti per l'occasione, venne organizzata una grande festa per l'inaugurazione del primo stabilimento balneare galleggiante della città denominato il “SOGLIO di NETTUNO”.
Nello specchio di mare del golfo di Trieste l'imponente Soglio di Nettuno. Foto collezione Iure Barac. |
Struttura e servizi
Il Soglio di Nettuno era costruito su uno zatterone in legno sostenuto da molte botti e cassoni, ben fissato al fondo marino con "solidi cavi a due ancore" per resistere all'impeto dei venti e delle onde, configurazione che poi verrà adottata da tutti i bagni successivi.
La struttura emersa si presentava con un'imponente facciata, sopra l'ingresso un'insegna con l'aquila bicipite al centro della quale era scolpito Nettuno, all'interno un corridoio divideva sei "stanzini uso bagno", locali divisi in due parti, una zona arredata con specchio e biancheria, adibita a spogliatoio e un'altra dove una scaletta permetteva l'accesso al mare in tutta sicurezza, protetti da una specie di gabbia in legno con un doppio fondo, di cui uno mobile, che tramite quattro funi veniva immerso alla profondità voluta. Per i nuotatori provetti c'era inoltre una vasca comune comunicante con il mare, affiancata da spogliatoi e dotata di un fondo in tavole di legno: "...onde possano i nuotatori allorchè sono stanchi trovarvi riposo".
Dalla relazione stilata dalla Commissione veniamo a sapere che lo stabilimento offriva tutti i comfort: si potevano trovare i "bagni a doccia", le vasche per fare bagni caldi di acqua dolce o salata e dei comodi gabinetti. Onde evitare pericoli d'incendio la caldaia, isolata da mattoni, era stata collocata su una barchetta esterna alla costruzione e proprio riguardo alla distribuzione dell'acqua calda nelle vasche, il 30 agosto 1838 D'Angeli ottenne un altro privilegio (brevetto) per il miglioramento: "nell'apparecchio dei bagni caldi e freddi".
A contorno dei servizi appena descritti nello stabilimento si poteva usufruire di una caffetteria, fornita di bibite e birra, con un servizio di ristoro dove si avevano a disposizione diversi quotidiani, non mancava infine la sala per fumatori.
I prezzi e le condizioni di abbonamento sono riportati nella didascalia della stampa soprastante, mentre l'importo del singolo biglietto per un'ora di bagno di acqua marina o dolce andava dai 20 ai 40 Karantani [4] a seconda che l'acqua fosse calda o fredda e venisse o meno fornita la biancheria.
Alla fine della stagione balneare era d'obbligo lasciare il tratto di mare occupato e per questo motivo la struttura di questo bagno era stata costruita in modo che potesse essere smontata con relativa semplicità, per poi essere ricomposta l'anno successivo.
Evidentemente il nuovo stabilimento galleggiante suscitò molto interesse dal momento che nel giugno 1832 fu una delle tappe dell'Imperatore Francesco I (o per alcune fonti della consorte Carolina Augusta di Baviera) durante la visita ufficiale a Trieste e in questa occasione venne definito come il primo della città e forse il più bello dell'Impero.
Per soddisfare il crescente numero dei bagnanti negli anni l'area della struttura venne ampliata e dall'attenta descrizione fatta dal dott. Guastalla nel 1840 vediamo che il numero di cabine a disposizione dei bagnanti è aumentato e gli "stanzini uso bagno", tanto amati dalla clientela femminile, erano arrivati a venti, con dimensioni di circa due metri quadrati. Destò molto interesse l'introduzione dei corsi di nuoto tenuti da maestri e maestre aperti a uomini e donne, con delle competizioni a fine corso. Ad abbellire l'ambiente vennero persino create delle vasche-acquario contenenti esemplari di fauna e vegetazione del golfo.
Lo stabilimento era frequentato soprattutto dalla ricca borghesia che amava trascorrere le giornate estive godendo delle proprietà salutari del mare, rilassandosi e conversando ai tavolini di qualche sala, D'Angeli lo curava con passione, portando innovazioni a ogni inizio stagione, anche per vincere la concorrenza che negli anni aveva fatto sorgere nel golfo nuovi stabilimenti.
Altri esercizi della città
Ai piedi della Lanterna all'interno della Sacchetta, nel 1830 venne aperta "La scuola militare di nuoto", bagno inizialmente destinato ai militari della Marina austriaca che in parte aiutava a risolvere i problemi igienici, offriva alle truppe svago, refrigerio e ovviamente la possibilità di diventare provetti nuotatori. Gli ottimi maestri di nuoto destarono l'interesse dai cittadini, tanto che ben presto il bagno venne aperto ai civili, con un orario riservato alle donne, e frequentato assiduamente dai bambini che potevano qui apprendere i primi rudimenti del nuoto. Si trattava di una struttura galleggiante fissata alla riva, realizzata completamente in legno, dotata di passerelle e trampolini posti a diverse altezze, coperta da teli per riparare i nuotatori dai raggi solari. Nel 1884 fu ampliato, ma le dimensioni rimasero insufficienti per soddisfare le necessità e dopo diverse richieste e anni di attesa, nel 1906 venne assegnata l'area al lato opposto del molo Teresiano (oggi Fratelli Bandiera) per realizzare un nuovo "Bagno Militare" che verrà concluso nel 1909.
Sia per l'aumento della popolazione, sia per il numero crescente dei forestieri attratti dal clima e dai bagni marini, si rese necessario un nuovo bagno galleggiante, per soddisfare questa esigenza venne realizzato il "Bagno Maria" lo stabilimento più elegante e innovativo della città e forse del mare Adriatico (tanto da meritarsi di essere oggetto di un mio futuro post). Costruito dallo Stabilimento Tecnico Triestino nel cantiere di San Rocco, subito dopo il varo del 15 maggio 1858 venne trainato verso la nostra città e ancorato di fronte all'Hotel de la Ville.
Dagli elenchi dell'archivio di stato delle stagioni estive 1870-1871 emerge un nuovo bagno galleggiante denominato con il nome del proprietario "Mariano Barboni", posso solo dire che si trattava di una struttura di uso pubblico di piccole dimensioni e che per questo motivo venne ormeggiata in Sacchetta al riparo dei venti.
Apriamo una parentesi per parlare del primo bagno galleggiante di Venezia, in quanto sembra ci sia stata una forma di competizione con Trieste dal momento che molti testi del tempo confrontano la qualità dell'acqua e dei bagni galleggianti delle due città, di quasi dieci anni successivo al nostro "Soglio" è comunque il primo stabilimento della laguna, quello inaugurato nel 1833 con il nome di "Grande Stabilimento Galleggiante" dal dottor Tommaso Rima, medico militare, chirurgo maggiore dell'Armata d'Italia, dal 1820 medico civile primario chirurgo, si interessò alle funzioni terapeutiche dell'acqua di mare e al quale si deve pure l'invenzione "della gondola per bagnarsi", nota con il nome di Sirena.
Lo spostamento e il progetto del pontile
Il Soglio di Nettuno, in una data che non sono riuscita a individuare, lasciò l'ormeggio vicino al molo Giuseppino (molo Venezia) per posizionarsi nel tratto di mare antistante il palazzo del Governo Marittimo (dove attualmente sorge l'Hotel Excelsior), di certo poté godere di questa posizione centrale dalla stagione 1857, come viene citato nella Guida Scematica della Città di Trieste di quell'anno.
Nel maggio del 1860 D'Angeli presentò una domanda, corredata da progetto, alla Direzione delle pubbliche costruzioni e all'ufficio del Governo Marittimo per ottenere il permesso di erigere un ponte temporaneo che collegasse la struttura alla riva, in modo da offrire ai bagnanti la comodità di raggiungere lo stabilimento senza il disagio e la spesa di doversi servire delle barche - traghetto. Ottenne il consenso a condizione che il ponte fosse divisibile in due parti, per poter all'occorrenza lasciar libero il tratto di mare, in quanto si stava procedendo all'allargamento della riva. Dal 1864 dovette nuovamente ormeggiarsi in rada, in quanto conclusi i lavori sulle rive furono tolte le colonne dove il ponte veniva fissato.
Documenti presenti in archivio [5] testimoniano che il Soglio di Nettuno durante la stagione estiva è stato ormeggiato fino al 1871, per cui si presuppone fino alla fine dell'attività, nel tratto di mare antistante il palazzo del Governo Marittimo.
La morte di D'Angeli e le nuove proprietà
Il 19 Gennaio 1866 all'età di 85 anni morì Domenico D'Angeli, lo stesso anno lo stabilimento balneare venne acquistato da Pietro Hubbi e nella stagione successiva subentrò alla proprietà Giuseppe Finazzi, che lo gestì assieme al socio Antonio Manin. In quell'anno la struttura fu seriamente danneggiata da una bufera di vento, le improvvise tempeste estive e le mareggiate furono sempre un rischio per i bagni galleggianti, ma i nuovi proprietari non si scoraggiarono e dopo la ristrutturazione presentarono ai clienti uno stabilimento rinnovato e arredato con eleganza, inoltre alle vasche furono applicate nuove e più resistenti reti metalliche a difesa dai pescecani, infatti i giornali del tempo riportano annualmente gli avvistamenti di questi animali che arrivavano nel golfo attratti dalle numerose tonnare e lo squalo bianco (carcharodon carcharias) spesso creò panico fra i bagnanti, tanto da venir definito "il mostro marino", a tal proposito il Governo Marittimo aveva prescritto nuovi provvedimenti atti a garantire la sicurezza dei bagnanti, proibendo ai clienti dei bagni galleggianti di nuotare al di fuori delle vasche recintate.
L'Associazione Triestina di Ginnastica
In questo stabilimento, dal 1868 al 1871 vennero custodite le imbarcazioni della sezione nautica della "Associazione Triestina di Ginnastica" [6], che, dopo la forzata chiusura imposta dalla Luogotenenza nell'ottobre 1864 aveva appena ripreso l'attività con un nuovo nome, nuovi statuti e regolamenti. In quegli anni la sezione nautica era ancora poco attiva, l'entusiasmo arriverà con un maggior numero di iscritti e la partecipazione alle regate. Le barche venivano ormeggiate alle zattere o alate all'aperto. Per favorire la preparazione atletica gli allievi avevano dei prezzi agevolati per gli abbonamenti annuali e per le lezioni di nuoto, sia al Soglio di Nettuno che al Bagno Maria, dove le imbarcazioni verranno trasferite dopo il 1871.
Le ultime notizie
L'ultima menzione del Soglio di Nettuno viene fatta nel giugno del 1873 dal mensile "Mente Sana in Corpo Sano" dell'Associazione Triestina di Ginnastica, in occasione dell'apertura della stagione balneare vengono pubblicati i prezzi degli abbonamenti per i bagni e le lezioni di nuoto riservate agli allievi della società sportiva. Forse proprio in quell'anno, dopo cinquant'anni di attività, il Soglio di Nettuno potrebbe aver chiuso definitivamente il suo servizio.
Note
[1] Fra i molti saggi del dottor Augusto Guastalla cito: "Sui bagni marini in generale e più particolarmente su quelli di Trieste nella stagione estiva dal primo giugno, cioè, a mezzo settembre" 1840 e "Studi medici sull'acqua di mare" 1842.
[2] L'origine dei privilegi per le invenzioni risale al 19 marzo 1474, quando nella Repubblica di Venezia venne promulgato lo Statuto dei brevetti, accompagnato da queste parole: "...abbiamo fra noi uomini di grande ingegno, atti ad inventare e scoprire dispositivi ingegnosi: ed è in vista della grandezza e della virtù della nostra città che cercheremo di far arrivare qui sempre più uomini di tale specie ogni giorno.".
Per avvicinarsi agli anni trattati in questo articolo possiamo citare la nuova Sovrana Patente emessa dall'Imperatore Francesco I il 28 febbraio 1821, concernente un nuovo sistema per la concessione "...di privilegi esclusivi riguardanti alle nuove scoperte, invenzioni e miglioramenti in qualsiasi ramo d'industria introducendo in tutte le provincie della monarchia Austriaca un metodo uniforme nella concessione dei privilegi..." chiaramente con il fine di promuovere lo spirito d’invenzione e portare l’industria nazionale alla maggior perfezione dei suoi prodotti. La richiesta poteva essere presentata da sudditi o stranieri, l'invenzione doveva venir descritta in modo preciso, allegando anche disegni o modelli, si poteva richiedere il privilegio dell'esclusiva per un periodo da 5 a 15 anni e all'atto della domanda andava versata la metà della tassa dell'intero periodo del privilegio, il rimanente veniva pagato in rate annuali. Per avere un'idea dei costi riporto quanto scritto nella tabella allegata: per i primi 5 anni 10 fiorini all'anno, per il sesto anno 15, per il settimo 20, per l'ottavo 25 e così via, era comunque possibile domandare la proroga del privilegio prima dello scadere del quinto e del decimo anno. All'atto della domanda D'Angeli pagò infatti 25 f., metà della tassa per i primi 5 anni, negli anni futuri chiederà la proroga del privilegio estendendolo fino alla sua durata massima.
Con il riconoscimento dell'invenzione veniva assicurato l'uso esclusivo per il periodo espresso nel privilegio, con la possibilità di applicare l'invenzione "in qualunque luogo della monarchia" e di "autorizzare altre persone a porre in pratica il suo ritrovato".
[3] La fregata Danae con 44 cannoni e 350 uomini d'equipaggio era l'ultima nave importante che Napoleone avesse nell'Adriatico, svolgeva preziosi servizi bordeggiando fra Trieste e Corfù a protezione della navigazione di cabotaggio e per il vettovagliamento delle basi francesi. Il 4 settembre 1812 era ancorata nei pressi del molo San Carlo (Audace) e si apprestava a salpare l'indomani per una nuova missione quando, poco dopo la mezzanotte, saltò in aria. Non furono individuate le cause, ma venne ipotizzato un atto di sabotaggio in quanto era l'unica nave che potesse ostacolare il dominio britannico in Adriatico. Lo scoppio fu spaventoso, non ci furono superstiti, negli edifici più vicini all'esplosione si sfondarono molte porte e una gran quantità di vetri delle finestre andarono in frantumi.
[4] Per car. si intente i Kreuzer (Creuzer, Carentani o Carantani, Karantani), fino al 1858 valevano 1/60 di fiorino.
[5] Nell'Archivio di Stato (Governo Marittimo - busta 940 ) si trovano gli elenchi dei bagni galleggianti nella rada di Trieste, che venivano stilati annualmente dall'Ufficio Porto e Santità, dove sono registrati i nomi dei bagni, i loro proprietari e la collocazione, sono conservati dal 1867 fino all'anno 1871, durante questo periodo il Soglio di Nettuno venne sempre posizionato nel tratto di mare di fronte al palazzo del Governo Marittimo.
[6] Il giorno 10 novembre 1863 era stata istituita la Società Triestina di Ginnastica con lo scopo di “promuovere gli esercizi ginnastici onde giovare al bene morale e fisico della gioventù Triestina”, comprendeva diverse attività sportive, fra le quali la sezione "remiera". Il primo "lancione", denominato "Ginnastica", veniva custodito nei magazzini del direttore di sezione Matteo Duduch, che si trovavano in porto nuovo (attuale vecchio). Lo spirito nazionalistico della società ginnica portò l’associazione triestina a frequenti problemi con la locale Direzione di Polizia, tanto che il 14 ottobre 1864 venne sciolta per riformarsi il 31 gennaio 1868 con il nome di Associazione Triestina di Ginnastica, la società in verità fu sciolta e ricostituita molte volte, dovette cambiare il nome e adeguarsi alle regole dei nuovi statuti, ma lo spirito rimaneva il medesimo.
--Società Triestina di Ginnastica 10 novembre 1863 – 14 ottobre 1864
--Associazione Triestina di Ginnastica 31 gennaio 1868 – 6 giugno 1882
--Unione Ginnastica 6 marzo 1883 – 22 marzo 1901
--Società Ginnastica 5 giugno 1902 – 18 luglio 1904
--Associazione Ginnastica 26 febbraio 1907 – 23 novembre 1909
--Società Ginnastica Triestina 2 gennaio 1910
Bibliografia:
Annuario Geografico Italiano pubblicato da Annibale Ranuzzi 1844 del dott. Augusto Guastalla
Borgo Giuseppino di Fabio Zubini
San Vito di Alfieri Seri e Sergio Degli Ivanissevich
Archivio di Stato - Governo Marittimo 11/12 - busta 940 - anni 1859-1898
Archivio del Comune - Atti del Magistrato esibiti vari - F26 - anni 1821-1824
Archivio di Stato - 1/13 busta 206 - anni 1864 - 1869
La Favilla N° XII luglio 1845
Guida al forestiero nella città di Trieste 1845 di Pietro Kandler
Storia Compiuta e distesa descrizione della fedelissima città e porto-franco di Trieste 1824 di Girolamo Agapito
Guida scematica di Trieste, anno 1857
"Il Diavoletto" - 8 gennaio 1866, 27 luglio 1867