1740 circa si può vedere la mancanza del molo teresiano |
1780 con la costruzione del molo e della batteria di difesa |
Sullo scoglio dello Zucco, attualmente inglobato dal molo Fratelli Bandiera, già in epoca romana esisteva un sistema di segnalazione.
Nel 1560, come ex voto per essere sopravvissuto a una tempesta di mare, il capitano imperiale conte Antonio della Torre fece erigere una cappella dedicata a San Nicolò Vescovo protettore dei marinai, con al suo interno posta una lampada sempre accesa a funzione di segnale marittimo.
Da una stampa risulta che nel 1617 la chiesetta fosse già in rovina e nelle note scritte verso il 1620 dal monaco Fortunato Olmo si legge che osservando dalla riva appare ancora riconoscibile.
Nel 1734 l'ammiraglio Luca Pallavicini, comandante della Marina di guerra austriaca, vi fece costruire una batteria, parte del piano per la difesa marittima della città. In quell'occasione vennero abbattuti i ruderi della cappella dedicata a San Nicolò.
Nel 1744 Maria Teresa iniziò la poderosa e onerosa costruzione di un molo, che sarà chiamato Teresiano in onore dell'Imperatrice (oggi Fratelli Bandiera), che collegasse la terraferma allo scoglio dello Zucco, anche con l'intento di sostituire la batteria che si trovava all'estremità del molo con una fortezza militare. Il progetto fu affidato all'ingegner Francesco Saverio Bonomo, ma causa una truffa reiterata da parte dell'appaltatore, ci fu un processo che portò alla sospensione dei lavori, alla ripresa l'incarico venne affidato al veneziano Matteo Pirona che portò a compimento il fortino pentagonale che divenne operativo nel 1787 quando fu armato con otto cannoni, un forno per arroventare i proiettili e un posto di guardia.
Uno dei progetti della fortezza militare da realizzare sulla testa del molo Teresiano. |
Nella stampa è rappresentato il golfo di Trieste, in primo piano il molo Teresiano prima della costruzione della Lanterna, alla radice il lazzaretto San Carlo |
Richieste per la costruzione di un faro
Nel 1776 il conte Karl von Zinzendorf, governatore della città, fu il primo a sostenere la necessità della costruzione di un faro in testa al molo, corredò la richiesta con progetti e relazioni, nel 1780 sollecitò ancora la costruzione ritenendola indispensabile per la sicurezza delle navi, ma la risposta dell'imperatore Giuseppe II fu negativa.
Il porto e il traffico delle navi aumentarono notevolmente, ma l'approvazione della costruzione del faro avvenne solo dopo il periodo napoleonico quando l'opera fu commissionata all'architetto Matteo Pertsch, che consegnò il primo progetto nel 1824. Il faro doveva aver funzione di guida ai naviganti e rispondere alle esigenze militari di difesa del porto, ci furono scontri e discussioni fra il Magistrato, le Autorità Militari, la Direzione delle Fabbriche di Trieste e di Vienna, vennero chieste diverse modifiche ai progetti presentati, che il Pertsch con pazienza tentò di assecondare anche a rischio di impoverire l'opera; furono respinti ben sei progetti e infine fu Pietro Nobile, al tempo consigliere aulico edile, che approvò l'ultimo progetto mettendo fine alla diatriba. Il 23 giugno 1831 ebbero inizio i lavori, affidati a Valentino Valle ed essendo il monumento realizzato interamente in pietra calcarea vennero assunti provetti scalpellini. La parte esterna del preesistente bastione pentagonale fu conservata, mentre internamente venne demolito per la costruzione di nuove e più solide fondamenta, in fase di lavorazione, al fine di dare maggior slancio alla costruzione, si aumentò l'altezza del fusto, come suggerito dalla Direzione alle fabbriche di Vienna.
La Lanterna iniziò la sua funzione marittima l'11 febbraio 1833, Mario Zerboni scrive che "i festeggiamenti cittadini furono posticipati al 3 novembre dello stesso anno. Si volle infatti abbinare il completamento della tanto attesa opera alla ricorrenza del Patrono San Giusto. E fu festa grande che coinvolse tutta la comunità tergestina. Questo slancio popolare, verso un'opera tanto attesa, ebbe modo di manifestarsi anche in successive occasioni e ricorrenze. Allora la Lanterna veniva illuminata con una miriade di luci per cui appariva come la vera regina delle feste notturne..."
Durante le feste venivano accese le luminarie e anche la Lanterna risulta addobbata da una grande quantità di luci. |
Descrizione della Lanterna
La Lanterna è alta 33 metri e, come già detto, oltre che faro doveva svolgere anche la funzione di difesa del porto, infatti la colonna che sorregge il gruppo ottico appoggia su una base circolare dalla circonferenza di 60 metri, che è un esempio di Torre Massimiliana con due ordini di troniere e deriva dalla Torre Martello inglese, studiata e modificata dall'arciduca Massimiliano d'Asburgo con un fronte di difesa a 360°.
A Trieste esistevano altre Torri Massimiliane: il forte della Sanza e un'altra sulla testata della diga del Lazzaretto di Santa Teresa.
In questa stampa è visibile la fortezza difensiva sulla quale è stata eretta la Lanterna. Sulla torretta le sfere nere che indicano le imbarcazioni in arrivo nel porto. |
Quando la Lanterna entrò in funzione l'illuminazione era fornita da 42 lucignoli a olio, per una portata di 12 miglia e l'ingegnoso sistema di una tenda che passava davanti alla lampada ogni trenta secondi ne causava l'intermittenza, una novità per l'epoca, dal 1860 funzionò a petrolio e dal 1926 con l'energia elettrica, arrivando a una portata di 16 miglia.
Lavori in corso sul molo Teresiano, sul fusto della Lanterna è ben visibile la scala barometrica |
Altri servizi forniti dalla Lanterna
Sulla lanterna era installato anche un piccolo cannoncino che sparava tutti i giorni alle dodici, contemporaneamente all'accensione della luce per la durata di cinque minuti. Il segnale veniva gestito dalla Imperiale Regia Accademia di Commercio e Nautica per mezzo di comunicazione elettrica che comandava l'accensione della lampada e la caduta di un pallone che andava ad azionare meccanicamente il congegno di sparo del cannone.
Sul fusto della lanterna erano dipinte le tacche di una scala barometrica, muovendo verticalmente lungo questa un indice con una sfera i valori della pressione atmosferica venivano comunicati più volte al giorno.
Frontespizio del manuale di segnalazioni, 1850. |
Manuale di segnalazione con le bandiere che appese alle asticelle della Lanterna davano informazioni relative ai piroscafi in entrata al porto (collezione Iure Barac) |
Codici di segnalazione
Il personale della lanterna era formato da una squadra di segnalatori marittimi, operai e tecnici, formata attraverso regolari bandi di concorso, che per assicurare i servizi in modo continuativo alloggiavano con la famiglia al primo piano. Questi tecnici avevano il compito di comunicare alla Capitaneria l'arrivo dei piroscafi, la segnalazione veniva effettuata per mezzo di asticelle applicate all'esterno del corridoio vetrato, queste indicavano la distanza del battello in arrivo si calcolava un quarto d'ora di distanza tra una e l'altra, a completare le informazioni sull'asticella veniva applicata una bandiera corrispondente a quella della nazione della nave o altre bandiere, ognuna delle quali con un diverso significato, ad esempio per i piroscafi del Loyd Austriaco la bandiera a scacchi blu segnalava imbarcazioni provenienti da Venezia, la bandiera a scacchi rossi dal Levante, inoltre una serie di sfere nere segnalava il numero delle navi in arrivo. Per altri messaggi veniva adottato il codice marittimo internazionale.
Inizio del declino della Lanterna
Negli anni '20 ci furono degli interramenti per aumentare l'area edificabile del molo, gli edifici e le strutture vennero costruite senza alcuna pianificazione, nascondendo parte della Lanterna che scomparve in mezzo al caos di fabbricati.
La luce della Lanterna pur avendo una portata di 16 miglia non offriva più una segnalazione efficiente ed era inoltre circondata dalle luci delle case che ne compromettevano l'identificazione. Per questi e altri motivi nel 1927 venne sostituita dal Faro della Vittoria, anche se continuò a funzionare.
Nel 1946 fu dipinta a strisce orizzontali, ma nel 1955 riprese i suoi colori originali, fu definitivamente spenta nel 1969, dopo 140 anni di attività.
Durante il Governo Alleato la Lanterna venne dipinta a strisce bianche e nere, circa nel 1955 riprese il suo colore originale. |
Ultimo restauro
Quando il 24 novembre del 1990 iniziarono i lavori di restauro all'interno della Lanterna vennero trovate molte pareti divisorie realizzate da una quarantina di profughi istriani che furono ospitati dopo il 1945, tutti fanalisti provenienti dalla costa istriana e dalmata.
Il riattamento fu lungo e complesso, ci fu un consolidamento delle strutture murali e una nuova sistemazione degli interni per adattarli alle esigenze della sede sociale della Lega Navale, con una segreteria, una sala riunioni, una sala consiglio, un'aula didattica e al piano superiore un elegante ristorante riservato ai soci.
Nella Lanterna venne ripristinata una luce simbolica, infatti, la "macchina della luce" originale venne smontata e consegnata al Museo Navale di La Spezia. Quest'anno in occasione del centenario della fondazione della sezione di Trieste della Lega Navale italiana che sarà il 2 marzo 2019, il sistema ottico luminoso dopo essere stato smontato e rimontato, è ritornato a casa ed è esposto nella palazzina servizi della Lega, sul molo Fratelli Bandiera poco distante dalla Lanterna. Speriamo che rimanga definitivamente nella nostra città.
Il corpo luminoso della Lanterna è alto due metri e pesa circa 400 chili, è costituito da un’ottica rotante, che cattura la luce prodotta attraverso un complesso sistema di lenti in vetro, spesse cinque centimetri. Per simulare un dispositivo ottico più grande venne utilizzato il sistema di Fresnel, che prevede molteplici superfici rifrangenti, molto simili a un gruppo di piccoli prismi e che sono caratterizzate da un’ottima capacità di raccolta della luce. L’ottica rotante è in galleggiamento su una superficie di mercurio perchè in questo modo l’attrito opposto alla rotazione in tale condizione è quasi nullo e permette il movimento anche a mano con una minima spinta all’ottica, per cui è sufficiente un piccolo motore elettrico per ruotare un macchinario di qualche centinaio di chili.
Per quanto riguarda il meccanismo che lo aziona invece, esso è simile a quello degli orologi da torre: l’orologeria a peso motore veniva ricaricata manualmente tramite una manopola, procedendo così nel sollevare il fardello, che attaccato all’estremità della macchina, avrebbe ripercorso verticalmente tutta la lunghezza del faro, consentendo la rotazione gravitazionale di tutto il sistema per tutta la notte.
Conclusi i lavori il 18 gennaio 1992 ci fu l'inaugurazione della nuova sede della sezione di Trieste della Lega Navale Italiana.
Il monumento è interessante da visitare e dalla terrazza si gode di una splendida vista.Testi consultati:
La Lanterna - Trieste sono io a cura di Alessandro Paglia
Il Faro della Lanterna di Marino Zerboni
San Vito di Alfieri Seri - Sergio degli Ivanissevich
Trieste Storia e Arte tra vie e piazze di Silvio Rutteri
Il Piccolo 14 ottobre 2018