giovedì 16 luglio 2015

"El Spazzacamin"




Il mestiere dello spazzacamino è molto antico, un lavoro duro, meticoloso e piuttosto impegnativo. Nelle norme preventive contro gli incendi contenute nell'ordinanza del Governatore Hamilton del 1754 si parla, in caso d'incendio, di attivare i corpi degli spazzacamini dislocati nei vari rioni di Trieste e fino al 1861 gli spazzacamini hanno continuato ad affiancare il corpo dei pompieri nello spegnimento degli incendi.  
   
In tempi più recenti per molte famiglie era una visita abituale. Io lo ricordo con la divisa nera, un gran cinturone e un berretto. Prima del sua arrivo la nonna copriva con dei teli tutti i mobili della cucina, anche se ogni spazzacamino vantava che la sua abilità lo portava a non sporcare. In realtà era impossibile non far volare la fuliggine.
I suoi attrezzi da lavoro erano scopette, raschietto, riccio, peso, un sacchetto da mettere in testa se doveva entrare nel camino, un sacco per riporre la fuliggine e la scala.

Il riccio è formato da più strati di lamine disposte a raggiera, solitamente era formato con materiali di recupero, tipo molle di grandi orologi. 
Un altro metodo, che però io non ho mai visto, prevedeva l'uso di una massa di rovi o del pungitopo.
"Riccio" foto tratta dal Museo dello Spazzacamino
Dal tetto, attraverso il camino, veniva calata una fune, quando usciva dalla canna legavano alla cima un mazzo di rami di pungitopo, che veniva adattato al momento, poi ritiravano la corda e le pareti della canna fumaria venivano raschiate. Il riccio funzionava nel senso inverso, cioè veniva calato dall'alto con un peso alla fine.



Cartolina benaugurale spedita dall'Austria a Barcola.
Foto coll. G. Arcion



           


    



A Natale gli spazzacamini andavano nelle case a lasciare un simpatico  calendarietto augurale in cambio di una piccola offerta
               


Trieste 1928   foto da "Friuli Occidentale" La Storia

Il loro patrono è San Floriano, lo stesso dei "pompieri", che viene festeggiato il 4 maggio (mentre il patrono dei Vigili del Fuoco è Santa Barbara).
L'unico "Museo dello Spazzacamino" in Italia si trova a Santa Maria Maggiore in Valle Vigezzo.

domenica 5 luglio 2015

Cappella Conti e la Madonna dei Fiori

Facciata della Cappella Conti sopra l'ingresso il cartiglio con l'iscrizione e nella nicchia le statue della Sacra Famiglia

La cappella Conti detta anche della Santissima Trinità o della Sacra Famiglia venne fatta costruire nel 1732, nella scomparsa via di Rena, dal nobile Stefano Conti accanto alla sua casa padronale. La famiglia Conti era originaria di Brindisi e tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento si trasferì a Trieste, venne onorata di un seggio nel Consiglio dei patrizi e dell'iscrizione nel Libro d'oro della nobiltà con il predicato nobiliare Conti di Cedassamare.

La cappella portava sulla facciata una nicchia, dentro la quale c'era la rappresentazione della Sacra Famiglia, sopra l'ingresso un cartiglio riccamente decorato con volute e foglie d'acanto che riporta l'iscrizione della quale Antonio Tribel dà la seguente traduzione " A Gesù, Maria, Giuseppe e tutta la sacra famiglia in cielo, questa casa insieme colle adiacenti, da Stefano de Conti eretta, acciocché di Conti la famiglia protegga, in morte accolga. Questa egli stesso con amore pose e pietosamente dedicò" (Oggi le statue e il cartiglio si trovano all'orto lapidario).

Le statue della Sacra Famiglia che si trovavano nella nicchia posta sulla facciata della cappella 


Il cartiglio con l'iscrizione che era posto sopra l'ingresso della cappella

IESU.MARIAE.IOSEPHO-AC-TOTI SACRAE IN COELIS FAMILIAE-AEDEM HANC VNA CVM ADIACENTIBVS-A STEPHANO DE COMITIBVS FVNDITVS CONDITIS-VT-DE COMITIBVS-FAMILIAM-VIVENTEM PROTEGAT MORIENTEM RECIPIAT- IPSE MET- 
ENIXE POSVIT SICQVE PIE DICAVIT

Sommando le lettere maiuscole si ottiene la data di costruzione della chiesa.

Il 21 novembre 1738 vi celebrava la sua prima messa il neo sacerdote Felice, figlio di Stefano de Conti.
Il palazzetto era dignitoso e arredato con eleganza, nella sala adiacente alla cappella c'erano dei fori che permettevano alla famiglia Conti di seguire le funzioni religiose rimanendo in casa.
La Cappella fu soppressa nel 1784 a seguito del decreto dell'imperatore Giuseppe II, ma fu conservata come oratorio privato. Nel 1789 venne levata la campana e assieme a due messali trasportata nella villa della famiglia Conti a Barcola. Nel 1830 l'edificio venne affittato alla Confraternita dei Calafati i quali vi collocarono il loro antico crocefisso ligneo e un gonfalone.

Vicino alla cappella c'era un'osteria con un campo di bocce, sul bordo del quale stava un busto di Madonna in marmo bianco alabastrino, trovato dall'oste Ferdinando Patarga da Sinigaglia detto "Fior" in una campagna sotto il Castello di San Giusto e per un collegamento con il nome dell'oste popolarmente venne chiamata "Madonna dei fiori". Si racconta che la Madonna venne colpita da una boccia scagliatale contro da un giocatore arrabbiato, sulla parte colpita apparve una macchia sanguigna, per questo il busto è conosciuto anche con il nome di "Madonna della Borela". A seguito di questo evento i Calafati reclamarono la scultura della Vergine con il bambino e la collocarono all'aperto nell'androna delle Pancogole, affinché il popolo potesse pregare e osservare quello che era ritenuto un miracolo, in seguito la posero nella loro cappella su un altare in legno costruito appositamente con la collaborazione dell'oste "Fior", poi con il permesso del vescovo, il 15 ottobre 1849, mentre infuriava un'epidemia di colera, la portarono in processione. L'epidemia cessò e la Vergine divenne oggetto di venerazione popolare, dopo il pontificale celebrato dal vescovo Bartolomeo Legat, il 21 novembre 1849 ci fu un importante corteo per le vie della città per grazia ricevuta, da allora in quella data viene celebrata la ricorrenza della Madonna della Salute.

In onore della Madonna vennero fatte molte incisioni, medaglie devozionali e riproduzioni in cera, mentre sulle pareti attorno al busto cinquecentesco si raccoglievano gli ex voto.
Sebbene nella chiesa non venissero celebrate le funzioni religiose era rimasta aperta al pubblico, molto frequentata e mantenuta con le offerte dei devoti, fino a che venne abbattuta nell'ottobre del 1939 con le opere di demolizione che coinvolsero cittavecchia, la statua della Madonna fu sistemata nella Cattedrale di San Giusto, l'8 settembre 1957, per iniziativa del Vescovo Antonio Santin, la Madonnina venne posta in una piccola cappella sotto il palazzo INAIL in via Teatro Romano, pressappoco dove un tempo si trovava la Cappella Conti. Questa cappelletta è stata ristrutturata nel 2001.

Nel 1962 l'altare maggiore della cappella Conti, con marmi intarsiati e disegni policromi, fu utilizzato come mensa nell'Altare del Crocefisso dedicato ai Dispersi di tutte le guerre nella chiesa della Beata Vergine del Rosario


Demolizione della Cappella Conti 1939

Interno della cappella a destra l'altare in legno con il busto cinquecentesco della Madonna con il Bambino circondato da doni e da ex voto.
Foto di Pietro Opiglia realizzata poco prima della demolizione - CMSA  



Interno della cappella di fronte sopra l'altare in tarsie di marmo che sarà utilizzato come "Altare del Disperso" nella chiesa della Beata Vergine del Rosario la tela che rappresenta la Sacra Famiglia.
Foto P.Opiglia  Musei Civici di Storia e Arte

Dal 1939 all'8 settembre 1957 la Madonna venne conservata nella Cattedrale di San Giusto 

La piccola cappella posta all'ingresso del palazzo dell'I.N.A.I.L. via del Teatro Romano, in primo piano il cancello in bronzo con le figure di San Sergio e San Giusto realizzate dallo scultore Marcello Mascherini.

I due panelli realizzati da Dino Predonzani raccontano il ritrovamento del busto della Madonna dei Fiori e la prima processione del 1849




Libri consultati:
Reminiscenze  Storiche di Trieste vol.II  Canonico Pietro Dott.Tomasin
Cittavecchia di Fabio Zubini
Passeggiata Storica per Trieste Antonio Tribel
Trieste storia ed arte tra vie e piazze Silvio Rutteri