domenica 14 aprile 2019

James Joyce e il "Cinematograph Volta" a Dublino


L'ingresso di quello che è stato il cinema Volta in Mary Street N°45 - Collezione Liam O’Leary Archive


James Joyce nel 1905 partì da Dublino, sua città natale, e dopo un periodo travagliato trovò un posto come insegnante d'inglese alla Berlitz School di Trieste, nel 1907 lasciò la scuola per dedicarsi all'insegnamento privato, ma causa le modeste entrate e la vita disordinata visse eternamente in lotta con la miseria. Nel 1909 sua sorella Eva, che lo aveva accompagnato a Trieste, si stupì di quante sale cinematografiche fossero attive in una città così piccola, mentre a Dublino non ne esistevano ancora; Joyce fu subito catturato da questa idea, affascinato dallo spettacolo cinematografico con le sue grandi possibilità artistiche ancora inespresse e dai possibili guadagni.
Anche a Dublino, come in altre città, si erano già viste proiezioni, la prima si ebbe nell'aprile del 1896 al "Palace of Varieties" oggi "Teatro Olympia" (John McCourt), queste però avvenivano nei baracconi alle fiere o in altri locali occasionali, mancavano le sale destinate esclusivamente alle proiezioni.

Con entusiasmo espose il progetto al suo amico, l'avvocato Nicolò Vidacovich, il quale per sovvenzionare l'impresa pensò a un gruppo di imprenditori che pur avendo costruito le loro fortune commerciando in tessuti, pellami e tappezzerie, non erano nuovi a questo genere di attività: Giuseppe Caris e Giovanni Rebez, gestori del Cineografo Americano e del Salone Edison a Trieste e del cinema Volta a Bucarest, e Antonio Machnich, proprietario di un cinematografo ambulante. Creata una società i quattro si imbarcarono in una coraggiosa avventura imprenditoriale che prevedeva di aprire sale cinematografiche stabili oltre che a Dublino anche a Belfast e a Cork (progetti, questi ultimi due, che non videro però mai la luce).


                                                                  
Una targa esposta all'esterno della Farmacia alla Borsa ricorda che quegli spazi furono occupati dal Cineografo Americano e che il gestore, Giuseppe Caris, fu uno degli impresari che seguendo l'idea di James Joyce aprì il Cinematograph Volta a Dublino.


Il 16 ottobre 1909 Joyce e i suoi soci si recarono allo studio dell'avvocato Nicolò Vidacovich, dove venne stilato un contratto piuttosto particolare, che salvava Joyce da ogni perdita e senza dover investire nulla avrebbe ricevuto il 10% dei profitti, da parte sua si sarebbe impegnato a trovare la sala, a sbrigare tutte le questioni preliminari e a dirigere la sala nei mesi estivi, espediente che gli avrebbe anche permesso di sfuggire dalla calura estiva di Trieste.

James Joyce nei primi anni del 1900 (foto da Joyce Museum)


I preparativi della sala cinematografica
Pochi giorni dopo (il 21 ottobre) lo scrittore lasciò la famiglia a Trieste e finanziato dai partner partì euforico verso l'Irlanda per cercare il locale adatto, che trovò al pianterreno di un palazzo in mattoni rossi al n°45 di Mary Street; lo fece adattare senza grosse modifiche, arredandolo in modo economico, ma gradevole con l'interno decorato in azzurro e cremisi.

Poco prima dell'inaugurazione arrivarono da Trieste il proiezionista Guido Lenardon e Francesco Novak, titolare di un negozio di biciclette, il quale oltre a dedicarsi all'installazione degli impianti venne incaricato, dopo essere stato aggiunto alla società come nuovo partner, della gestione del cinema stesso. La sua presenza si rese necessaria in quanto sia Joyce che gli altri soci per motivi di lavoro non avevano la possibilità di fermarsi a lungo a Dublino. Dopo aver completato l'allestimento della sala e delle apparecchiature, aver fatto richiesta per la licenza cinematografica, selezionato i film da proiettare e fatto stampare le locandine, Joyce disegnò personalmente i manifesti per l'inaugurazione (purtroppo oggi perduti) e iniziò un importante lancio pubblicitario.

Ci furono diversi contrattempi, fra gli altri, pochi giorni prima dell'apertura la sparizione del capo elettricista, cosa che obbligò Joyce a cercare velocemente un sostituto, probabilmente in questa occasione assunse il diciannovenne Lennie Collinge, che divenne poi aiutante e co-proiezionista di Lenardon, anche la licenza si faceva attendere e alla fine riuscì a ottenere un foglio provvisorio.

In questo periodo Joyce scrisse diverse lettere a Nora, della quale sentiva molto la mancanza, manifestando il desiderio di raggiungerla appena possibile e al fratello Stanislaus, che era il sostenitore morale e finanziario della sua famiglia. Da questi brevi scritti si può comprendere come Joyce avesse trascorso questo periodo a Dublino, vengono descritte le pesanti giornate ricche di impegni nelle quali si alternavano frequenti delusioni a pochi momenti di soddisfazione, sempre però vissute con eccitazione per la prospettiva di successo e di una buona resa economica.


Inaugurazione del "Cinematograph Volta"
L'attività frenetica di quei mesi si concluse il 20 dicembre 1909 con l'inaugurazione della sala che era stata denominata "Cinematograph Volta", il programma della serata prevedeva la proiezione di sei titoli[1] e vi fu un afflusso tale che la polizia dovette intervenire per mantenere l'ordine.

Biglietti per l'ingresso al Cinematograph Volta - Collezione Liam O’Leary Archive


Gli spettacoli erano accompagnati da musica dal vivo, duravano circa tre quarti d'ora e si susseguivano dalle 17 alle 22, con un cambio di programma ogni due settimane.
Il giorno seguente l'apertura della sala sul "The Evening Telegraph" di Dublino uscì un articolo con una valutazione molto positiva sull'attrezzatura e l'arredo della sala, ma una critica sulla scelta della pellicola di "Beatrice Cenci" ritenuta di notevole qualità, ma con una trama troppo tragica per essere presentata in prossimità delle festività natalizie.
Le critiche della stampa si mantennero positive e i programmi delle serate vennero pubblicati con regolarità sui giornali "Sinn Féin" e "The Evening Telegraph".

Ai primi giorni di gennaio, appena ottenuta la licenza definitiva, Joyce ritornò a Trieste, continuando però a seguire l'attività compatibilmente con i suoi impegni letterari, probabilmente sua infatti la proposta di invitare gli studenti dell'Artane School ad assistere ad alcune matinée, iniziativa che oltre a divertire i ragazzi contribuì a pubblicizzare l'esercizio, grazie agli articoli che ne seguirono.


Fine dell'attività
La responsabilità della gestione rimase nelle mani di Novak che, da quanto viene riportato, non conosceva la lingua inglese e non amava il clima umido e piovoso di Dublino, ma che comunque aveva investito una discreta somma nell'attività.
La sala inizialmente sempre piena, con il passare dei mesi vide scemare la partecipazione del pubblico, tra le possibili cause le pellicole, che potrebbero non aver incontrato i gusti locali, nonostante fosse stato offerto un programma variegato con commedie, numerose comiche del francese André Deed, disegni animati, film storici, di magia, soprattutto di provenienza francese, ma anche italiana, americana e inglese. Sicuramente avranno creato qualche disagio le didascalie in lingua italiana, cosa che obbligava gli spettatori a leggerne la traduzione da un volantino consegnato all'ingresso. Le spese erano comunque notevoli, sia per la spedizione delle pellicole che venivano inviate da Trieste, che per il mantenimento del personale che in gran parte si trovava in trasferta. Questi potrebbero essere alcuni motivi per cui continuare l'attività divenne economicamente insostenibile, quanto sappiamo di certo è che per il fratello Stanislaus Joyce il declino dell'attività era iniziato il giorno in cui James aveva lasciato Dublino.
Il 18 aprile 1910 Caris, Machnich, Rebez e Novak notificarono a Joyce, tramite una lettera dell'avvocato Vidacovich, la volontà di vendere quanto prima l'impresa visti i passivi dell'attività

Il sogno di Joyce era durato poco e in una lettera scritta al fratello si rammarica del fatto che la vendita della sala non fosse stata trattata dal padre John Stanislaus, che essendo di Dublino avrebbe potuto spuntare un prezzo migliore rispetto a Novak che la cedette in perdita per 1000 sterline (lettera del 13 giugno 1910).

Le delusioni non erano finite per Joyce che si sentì truffato dai suoi soci in quanto non ricevette mai la quota di 1000 corone che era stata pattuita, decisione motivata dalle notevoli perdite economiche subite dalla società. Volle anche condividere lo sconforto con l'amico Ettore Schmitz [2] che gli rispose con queste parole: "...eri così eccitato per l'affare del cinematografo, che per tutto il viaggio non ho fatto che pensare alla tua faccia stravolta... La tua sorpresa per essere stato giocato dimostra che sei un letterato puro. Essere truffati non dimostra ancora nulla. Ma essere truffati e manifestare gran sorpresa e non prenderla come una cosa naturale, questo è davvero da letterati." (lettera del 15 giugno 1910).

Cessione dell'impresa
Il 14 giugno 1910 l'attività passò al Provincial Cinematograph Theatre, il locale, ristrutturato e ampliato rimase operativo per diversi anni, nel 1921 venne rinominato "Lyceum" e chiuso nel 1948.
La sala ora è parte del grande magazzino Penneys, dal 2007 sulla facciata c'è una targa in ricordo del primo cinema stabile della città.


 In Mary Street  dove un tempo si trovava il cinema Volta nel 2007 venne applicata questa targa che riassume la storia della sala. (foto tratta da comeheretome.com)
Il palazzo al  n°45 di Mary Street un tempo sede del Cinematograph Volta oggi proprietà dei Grandi Magazzini Penneys, al centro la targa che ricorda l'apertura della prima sala cinematografica della città.

Nel centenario dell'apertura del Cinematograph Volta venne promossa dall'Assessorato alla Cultura con l'Alpe Adria Cinema la rassegna "1909-2009 da Trieste a Dublino James Joyce ed il Cinema Volta", in quell'occasione si tennero varie esposizioni e dal 15 al 22 gennaio si svolse la ventesima edizione del "Trieste Film Festival" con in programma dieci delle ventuno pellicole giunte fino a noi, sul totale di centoquaranta proiettate nel breve periodo di attività dell'esercizio.



Note
[1] titoli tratti da thebioscope.net
Vorrei ricordare che si trattava di cortometraggi:
The Bewitched Castle (forse Le Château hanté - Pathé 1908)
The First Paris Orphanage (forse La Première pierre d'un asile pour orphelins - Pathé )
Beatrice Cenci (probabilmente Beatrice Cenci - Cines 1909)
Devilled Crab (forse Cretinetti ha ingoiato un gambero - Itala film 1909) André Deed, pseudonimo di Henri André Augustin Chapais
La Pouponnière ( Une Pouponnière à Paris - Éclair 1909)

[2] Aron Hector Schmitz (Trieste 19 dicembre 1861 – Motta di Livenza 13 settembre 1928) quinto di otto figli, nasce da una benestante famiglia ebraica da padre tedesco, Francesco Schmitz commerciante e madre italiana, Allegra Moravia. In seguito cambierà o italianizzerà il suo nome in Ettore Schmitz
Nel 1888 e 1890 firma i primi racconto pubblicati su "l'Indipendente" con lo pseudonimo di Ettore Samigli, nel 1892 scrive il suo primo romanzo "Una vita" con lo pseudonimo di Italo Svevo che manterrà per tutti i suoi scritti successivi.



Bibliografia
"Trieste al Cinema" 1896-1918 di Dejan Kosanović.
The Bioscope 21 gennaio 2009 6 maggio 2007
Lettere di James Joyce a cura di Giorgio Melchiori
James Joyce pioniere del cinema d'Irlanda di Mario Nordio in "La Porta Orientale" rivista giuliana di storia politica e arte - anno VII 1971
James Joyce - Gli anni di Bloom di John McCourt
Catalogo della ventesima edizione di "Trieste Film Festival"

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