sabato 16 marzo 2019

Il Tuffatore di Pino Auber



Nell'atrio della nuova piscina Bianchi in largo Ugo Irneri non può passare inosservata una grande scultura in legno che rappresenta un tuffatore nel momento dell'impatto con l'acqua, realizzata da Giuseppe, meglio conosciuto come Pino, Auber [1], un grande atleta, decano nel mondo dei tuffi, ma anche abile scultore che è riuscito a coltivare e affermarsi in entrambi questi campi.
La storia della scultura è interessante e sofferta, Auber da molti anni meditava di realizzare quest'opera che rappresenta la sua passione sportiva, alla quale avrebbe voluto affiancare una tuffatrice, di cui rimane però solo il modello.




L'occasione arrivò dopo una serie di buoni piazzamenti nel campionato sloveno di tuffi da grandi altezze, seguiti nel 2014 da un primo posto a Novo Mesto, in quel periodo ebbe modo di conoscere i boscaioli del Parco Nazionale del Triglav, i quali gli procurarono un tronco di tiglio di quasi tre metri per poter realizzare la sua opera. Nonostante le dimensioni Auber riuscì a trasportarlo a Trieste con la macchina, posto nel giardino della casa del figlio vi lavorò per quasi cinque mesi e sotto i colpi dello scalpello cominciò a far emergere la figura scattante e muscolosa nascosta nel tronco, completata l'opera la donò al polo Natatorio Bruno Bianchi, che fra allenamenti e competizioni era diventata la sua seconda casa.
Auber iniziò questo sport nella vecchia piscina Bianchi, dove aveva insegnato e trasmesso l'amore per i tuffi a suo nipote Gabriele quando questo aveva soli quattro anni e portava ancora i braccioli, il ragazzo ha proseguito con successo e determinazione conseguendo ottimi risultati fino a far parte della squadra nazionale. L'attività agonistica di nonno e nipote continuò parallela per diversi anni, pur in città diverse, inoltre spesso si sono tuffati assieme dalle amate rocce di Duino e nella piscina comunale.



Pino Auber artista
Fin da bambino dimostrò innate qualità per il disegno, a 26 anni iniziò la sua formazione artistica ai corsi serali della Scuola libera di figura al Museo Revoltella, sotto la guida del maestro Nino Perizzi. In quel periodo realizzò molti disegni, oltre all'analisi delle proporzioni e delle espressioni si impegnò nell'indispensabile indagine dell'apparato muscolare, con esecuzioni di particolari anatomici, studio che sarà fondamentale per le sue opere nelle quali si riconosce una buona conoscenza dell'anatomia e della figura.
Durante le sue camminate nei boschi amava raccogliere radici e pezzi di legno che gli suggerivano delle immagini e con il solo aiuto del coltello riusciva a dar vita al legno grezzo, così a 35 anni ebbe inizio la sua passione per la scultura, via via la tecnica si affinò e iniziò a utilizzare sgorbie, scalpelli e mazzuolo, sotto le sue mani dal legno spuntarono animali, maschere, creature misteriose, ritratti, volti solcati da rughe e nudi.
Pino amava e rispettava la natura in tutti i suoi aspetti, il suo motto era "conoscere, amare, rispettare e proteggere", studiava l'ornitologia, la botanica, osservava con curiosità fiori, insetti, alberi, che spesso diventavano soggetto delle sue opere, aveva la capacità di cogliere l'elemento decorativo che abilmente inserito dava un'impronta personale ai lavori, alcune sculture sembrano ancora imprigionate nel legno naturale, altre levigate, curate nei particolari e perfettamente rifinite, ma tutte piene di forza.


Foto di Romina Hočevar - Marko Grego realizzata in occasione della mostra, curata da Monika Ivančič Fajfar, che ebbe luogo da 11.04.2017 al 09.05.2017 al Museo di Tolmino.


Mostra di Pino Auber al Museo di Tolmino fotografia di Romina Hočevar - Marko Grego.

Mostra di Pino Auber al Museo di Tolmino fotografia di Romina Hočevar - Marko Grego.
Nelle interviste, con molta modestia, dichiarava di avere l'hobby della scultura e di essere un autodidatta, ma a vedere le opere e le indiscusse capacità tecniche penso che possa venir definito non solo una persona di grande talento, ma un vero artista.
Molto apprezzato in Slovenia dove, nell'aprile del 2017, il Museo di Tolmino gli ha dedicato uno spazio per una mostra temporanea.

Mostra di Pino Auber al Museo di Tolmino fotografia di Romina Hočevar - Marko Grego.


Mostra di Pino Auber al Museo di Tolmino fotografia di Romina Hočevar - Marko Grego.

Mostra di Pino Auber al Museo di Tolmino fotografia di Romina Hočevar - Marko Grego.

Pino Auber con il nipote Gabriele in una foto scattata nello studio dello scultore, alle spalle fra le varie sculture si vedono i modelli del "Tuffatore" e della "Tuffatrice".

Lo sport
Parallelamente continuò la sua passione per la ginnastica, iniziata da ragazzo, quando nel 1953 con la sua famiglia lasciò San Tomà, vicino a Capodistria, per stabilirsi prima a Zindis e poi a Trieste, era attratto dalla ginnastica artistica, dall'attrezzistica e da tutto ciò che era acrobatico, ma erano momenti difficili e il periodo storico poco favorevole gli permise di approdare alla S.G.T. solo a 24 anni, troppo tardi per poter entrare nell'agonismo. Partecipò tuttavia alle lezioni di ginnastica artistica con passione e, dopo aver ottenuto la qualifica di istruttore federale a Roma, aprì con successo i corsi serali di ginnastica per adulti alla S.G.T dove continuò ad allenare per 25 anni.
Amava la competizione in ogni cosa, anche i giochi con i suoi figli erano un pretesto per "fare una gara" e vedere chi sarebbe arrivato primo.



Kanal tuffo di Pino Auber dal ponte sul fiume Soča - Foto tratta dalla rivista Zarja n°36 - articolo di Stane Mažon.

Superati i 57 anni abbandonò la ginnastica per dedicarsi nel settore Master ai tuffi da trampolino, piattaforma e grandi altezze, uno sport che già praticava saltuariamente e che, data la flessibilità e l'agilità del suo fisico, gli diede grandi soddisfazioni.
In Slovenia scoprì "i tuffi dai ponti", che con entusiasmo volle provare dopo che da autodidatta si era allenato tuffandosi dalle falesie di Duino. Sempre presente alle manifestazioni che si tenevano a Kanal con i tuffi dal ponte sul fiume Soča (Isonzo) o in altre località come Kobarid (Caporetto), Most na Soči (Santa Lucia d'Isonzo) con altezze che variavano dai 17 ai 20 metri, Auber raccolse molti trionfi e tutti nutrivano simpatia e attendevano i suoi tuffi spettacolari. Oltre a queste, nella categoria Master aveva collezionato vittorie ai campionati nazionali, europei e mondiali, preferita era la piattaforma da10 metri, anche in sincro con Valter Sbisà. Sempre presente alle competizioni divenne la bandiera della Trieste Tuffi e conquistò diverse coppe e medaglie che custodiva a casa con orgoglio.


Kanal (Slovenia) 16 agosto 2015. Un tuffo dal ponte sul fiume Soča di Pino Auber da un'altezza di 17 metri.
Photo credit: Luka Dakskobler.

A gennaio Auber aveva ottenuto il titolo italiano master a Bolzano, l'ultimo, perchè successivamente una serie di problemi lo allontanarono dai trampolini durante tutta l'estate, infine una caduta, seguita da complicazioni, ha provocato il 24 novembre 2018 l'improvvisa scomparsa di una persona speciale che con determinazione aveva superato molti ostacoli e che con la sua tenacia, riservatezza e simpatia aveva insegnato che si può invecchiare continuando a coltivare le proprie passioni.



[1] Giuseppe (Pino) Auber è nato a San Tomà (Capodistria) il 16 marzo 1938 - Trieste 24 novembre 2018.
Nel 1954 la famiglia si trasferisce a Muggia e poi a Trieste.
Nel 1961 si sposa con Annamaria Strohmayer (1941-1987) con la quale avrà due figli: 

  • Davide nato nel 1965, lo segue alla SGT svolgendo l'attività nel settore della ginnastica artistica e gli da due nipoti: Gabriele, che si dedicherà con passione e successo alla disciplina dei tuffi, e Valerio.
  • Daniele, nato nel 1969, dimostra passione per l'arte diventa scenografo poi concept designer, nel 2002 vince  l'Emmy Award per il film “Jack e il fagiolo magico ” - Jack and the Beanstalk: The Real Story (2001) per aver curato gli effetti speciali per la Jim Henson Company a Londra. In seguito dovrà emigrare a Los Angeles per realizzarsi sviluppare i suoi lavori diventando il mago degli effetti speciali di molti film.

Vita Lavorativa
Iniziò l'attività al cantiere navale Felszegy di Muggia, causa i vapori e le polveri inalate contrasse la tubercolosi, dopo essere stato ricoverato per un anno in Sanatorio ritornò al lavoro presso una ditta di costruzioni dove operò come idraulico per una decina di anni, nei primi anni '70 iniziò un impiego in campo amministrativo presso l’Opera Assistenza Profughi Giuliani e Dalmati, quando negli anni '70 l'ente venne chiuso Auber passò alla Regione con l'incarico di archivista, che mantenne fino alla pensione.

Da circa venti anni Lola Červ, nota fotografa di Tolmino, era compagna di Giuseppe Auber e autrice di bellissimi scatti dei tuffi da grandi altezze, dove alle evoluzioni si unisce la bellezza della location.



Fonti consultate
La Ricerca - Bollettino del Centro di Ricerche Storiche di Rovigno n°68 dicembre 2015 - intervento di Franco Stener
Interviste - video - articoli dei quotidiani e quanto altro ho trovato in rete

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