La denominazione Sant'Andrea, data al passeggio e a tutta la zona, deriva da un'antica cappella dedicata a questo Apostolo della quale le prime testimonianze risalgono a un documento del 1115, conservato nel convento di San Giorgio Maggiore a Venezia, riguardo una donazione di terreni confinanti con la chiesetta fatta dal vescovo di Trieste al convento. In documenti successivi la chiesa viene descritta come circondata da un terreno agricolo, che nel 1224 risulta coltivato a viti e olivi, il sito viene chiamato riviera Sant'Andrea, la cappella venne distrutta nel 1338 per motivi non meglio precisati.
La nobile famiglia dei Francol, divenuta proprietaria dei terreni, fece ricostruire sugli antichi ruderi una nuova chiesa dedicata all'apostolo, consacrata il 15 giugno 1643 dal vescovo Pompeo Coronini Cronberg che ripose nell'altare le reliquie dei santi martiri Lazzaro, Servolo e Cristoforo. Il luogo sacro ritornò quindi a essere frequentato e si consolidò per i triestini la tradizione di seguire la messa che veniva officiata il martedì dopo Pasqua.
La cappella venne soppressa nel 1784 per editto di Giuseppe II, la campana e gli arredi furono donati alla chiesa di S. Maria Maggiore. L'anno successivo il fabbricato venne venduto all'asta a Giacomo de Prandi, che dal 1780 al 1783 ne era stato l'amministratore. Matteo di Bevilacqua annota che già nel 1786 il locale era adibito a osteria e nel 1820 era rinomata per le eccellenti ostriche e l'ottimo vino proveniente dall'Istria, denominata "Osteria alla rotonda di Sant'Andrea", perché sita vicino alla "rotonda" usata per poter girare agevolmente le carrozze e ripercorrere il tragitto inverso (posta alla fine della attuale viale Romolo Gessi). I. Kollmann qualche anno prima, nel 1807, la descriveva invece con altri toni: "...una piccola trattoria davanti a un grazioso prato dove si viene serviti in modo piuttosto trascurato e poco pulito".
Nell'adattamento a osteria la struttura venne anche ampliata addossando sul lato sinistro una costruzione a uso cantina (vedi prima immagine).
Planimetria del 1827 di una parte di Chiarbola Inferiore, si può vedere vicino alla "rotonda delle carrozze" la chiesa di Sant'Andrea indicata dalla freccia. Foto archivio LL.PP. comune di Trieste |
Prima di trattare le fasi finali della vita di questo edificio una piccola digressione sulla storia della strada che portava in questi luoghi, il passeggio Sant'Andrea. Questa era l'antica denominazione del viale Romolo Gessi (nome assegnato nel 1932), il cui attuale percorso fu ricavato alla fine dell'800 con l'interramento del tratto di mare antistante la via.
Nel 1735 essendo divenuto insufficiente il piccolo cimitero del lazzaretto di San Carlo ne venne consacrato un altro accanto alla chiesetta di Sant'Andrea, si può presumere che i carri che trasportavano le salme dei militari impegnati nelle guerre del periodo, abbiano usato, adattandolo ai mezzi carrabili, lo stesso percorso tracciato in precedenza dai frequentatori del sacello.
Dalle testimonianze non sono chiari lo stato e l'ampiezza della strada nel primo '800, Cratey nella sua Perigrafia la descrive come una delle più belle passeggiate, molto frequentata specialmente nella stagione estiva, mentre per I. Kollmann "la strada è angusta e i cocchieri la rendono spesso molto difficile per i pedoni". Comunque sia da anni era in previsione la realizzazione di un viale più ampio con un passeggio alberato che congiungesse il lazzaretto con Sant'Andrea e proseguisse verso la Villa di Servola, ma solo tra il 1810 e il 1812 l'ingegner Pietro Nobile realizzerà la prima parte del progetto fino alla rotonda, creando un'ampia strada per le carrozze e nuovi viali alberati con gradevoli zone di sosta ombrose. In questa ampia strada dopo il 1860 nel mercoledì delle ceneri,si svolgerà l'aristocratica sfilata detta il "El corso delle Viole". Nel 1818 si proseguirà con il secondo tratto del percorso verso Servola che verrà ultimato nel 1824.
Chiusa questa parentesi torniamo alla storia della costruzione che avevamo lasciato nella prima metà dell'800 adibita a osteria. Il locale passò diversi proprietari e infine l'edificio venne usato come deposito di attrezzi rurali fino al 23 novembre 1920, quando fu acquistato dallo "Stabilimento tecnico triestino" e demolito l'anno successivo per far posto alla torre di raffreddamento dell'acqua della Fabbrica Macchine.
Alfieri Seri scrive che grazie ai rilievi eseguiti dall'ingegner Piero Zampieri durante la demolizione venne identificata la struttura originale della cappella costruita dai nobili Francol e individuati alcuni particolari dell'osteria: la chiesa misurava m 6.32 di larghezza e m 11.85 di profondità, doveva avere un piccolo campanile a vela, un'abside semicircolare con delle finestre a feritoia che erano state chiuse quando venne cambiato l'uso del locale e altre finestre a lunetta lungo i lati, quando venne adattata a osteria lo spazio interno fu diviso in due, in modo da ricavare un piano superiore per l'alloggio dell'oste, ancora parzialmente visibile un cartiglio con il nome del locale dipinto direttamente sull'intonaco della facciata e del muro sinistro.
Alfieri Seri scrive che grazie ai rilievi eseguiti dall'ingegner Piero Zampieri durante la demolizione venne identificata la struttura originale della cappella costruita dai nobili Francol e individuati alcuni particolari dell'osteria: la chiesa misurava m 6.32 di larghezza e m 11.85 di profondità, doveva avere un piccolo campanile a vela, un'abside semicircolare con delle finestre a feritoia che erano state chiuse quando venne cambiato l'uso del locale e altre finestre a lunetta lungo i lati, quando venne adattata a osteria lo spazio interno fu diviso in due, in modo da ricavare un piano superiore per l'alloggio dell'oste, ancora parzialmente visibile un cartiglio con il nome del locale dipinto direttamente sull'intonaco della facciata e del muro sinistro.
Bibliografia
"San Vito" A. Seri - S. Degli Ivanissevich
"Reminiscenze storiche di Trieste" vol.II del Canonico Pietro dott, Tomasin
"La Fabbrica Macchine di Sant'Andrea" A. Seri
Descrizione della fedelissima imperiale regia città e portofranco di Trieste di Matteo di Bevilacqua
Trieste ed i suoi dintorni nel 1807 di Ignazio Kollman
Perigrafia di Antonio Cratey
Vie e piazze di Trieste Moderna di Antonio Trampus
interessante, grazie!
RispondiEliminaGrazie a lei per l'apprezzamento.
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